Editoriale

Ormai Macron è uscito di Senna

di Adolfo Spezzaferro -


È ancora forte l’eco della polemica di Khalif, questo/a pugile algerino, con i vari titoli dei giornali che parlavano del fatto che sarebbe bastata una semplice ecografia per dimostrare che in realtà si trattava di un maschio e non di una femmina. E però questo pugile ha gareggiato nella categoria femminile. Ma questo è soltanto l’episodio più celebre, negativamente celebre, delle Olimpiadi di Parigi. Olimpiadi che in realtà rappresentano il fallimento personale del presidente francese Emmanuel Macron. Arroccato e sotto assedio, aggrappato alla poltrona mentre il suo Paese è drasticamente cambiato, i cittadini non lo vogliono più al potere: alle ultime elezioni, prima le europee e poi le legislative, è emerso che Macron non è più a capo di una maggioranza, non è più l’uomo che i francesi vogliono a guida del loro Paese. Proprio perché i francesi hanno bocciato la sua agenda politica (a partire dalla postura bellicosa e bellicista contro la Russia). Quello di Macron alle Olimpiadi di Parigi è un canto del cigno, un canto sgraziato, una stecca continua: ci ha lasciato i peggiori, i più tristi Giochi olimpici di sempre, segnati da una serie di disastri. Dalla Senna inquinata con l’intossicazione da Escherichia coli e il ritiro della squadra belga. Ai letti di cartone, alle camerate senza aria condizionata, ai vermi nel cibo. Tutti fatti che sono capitati non per caso, ma come diretta conseguenza, come effetto di una causa ben precisa, ossia l’agenda folle di Macron che ha voluto adottare, con la complicità del sindaco di Parigi Hidalgo, l’agenda green, ha voluto sottomettere le intere Olimpiadi 2024 a questa follia del risparmio energetico e del non inquinare. Agenda green che si è peraltro sposata perfettamente (purtroppo per gli atleti e per gli spettatori) con l’ideologia woke, con quella affermazione dei principi della parità di genere che in realtà poi si è rivelata una disparità olimpica, una disparità agonistica. Altra agenda folle per cui noi ci siamo ritrovati di fronte a profonde ingiustizie sportive, che hanno tradito lo spirito olimpico. L’ultimo atto di un Macron alle corde. Un pugile suonato incapace di sollevare lo sguardo e contemplare le macerie del suo mandato presidenziale. Presto la Francia (e ci) to definitivamente pagina. Presto il principio di realtà e la realpolitik si affermeranno con forza e in modo irreversibile, spazzando via certi dogmi imposti da chi è dissociato dal mondo circostante. In fondo, rovinare le Olimpiadi è stato il modo più rapido ed efficace per mostrare al mondo di che pasta sono fatti Macron e la sua banda di scappati di casa. Meglio così.


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