Ora von der Leyen vuole restare. E prende in affitto Supermario Draghi
Ora von der Leyen vuole restare e prende in affitto Supermario Draghi nel discorso a Strasburgo sullo stato dell’Unione.
Ci tiene, eccome. Lo si evince dall’ultimo discorso, durato poco più un’ora, all’Eurocamera, sullo stato di salute dell’Unione, a Strasburgo. Un discorso che vuole essere un arrivederci. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non lo dice apertamente. Ma è palese che abbia tutta l’intenzione di bissare il suo incarico, convinta della sua lungimiranza e della bontà delle politiche comunitarie che sponsorizza. Per questo, quello di oggi è parso un intervento teso soprattutto alla ricerca del consenso personale. A cominciare dall’appello perché l’Ue si prepari a rimanere competitiva durante la transizione verde.
Stato dell’Unione: von der Leyen chiama Mario Draghi
E per farlo chiama in causa Mario Draghi che definisce “uno dei più grandi cervelli economici dell’Europa”, al quale chiede espressamente “di preparare un rapporto sulla competitività europea” e questo perché “l’Europa farà qualsia cosa serva per mantenere la sua competitività”. Un assist all’ex premier, che è piaciuto molto a Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa secondo cui l’indicazione di Draghi “è un’indicazione di marcia per tutta l’Unione, il cui futuro è legato alla capacità di competere attraverso riforme, ricerca e innovazione”. Ha invece ostentato meno sicurezza – e ne ha ben d’onde – l’intervento della von der Leyen sul nodo-immigrazione, proprio nelle giornate in cui Lampedusa registra un boom di arrivi (nella mattinata di ieri sull’isola erano presenti quasi 6.800) e il ministro dell’Interno transalpino Gèrard Darmian ha annunciato l’intenzione di voler “blindare” il confine tra Mentone e Ventimiglia sostenendo che è stato registrato “un aumento del 100% di flussi, mentre da Berlino arriva lo stop ai processi di selezione dei richiedenti asilo che giungono in Germania dall’Italia nell’ambito del “meccanismo di solidarietà volontaria”. Ripete con parole già dette anta volte di essere “sempre stata fortemente convinta che le migrazioni devono essere gestite”.
Aggiunge in maniera scontata che “servono resistenza e un paziente lavori con i partner fondamentali”. E ovviamente fa rilevare che “serve unità all’interno dell’Unione: è questo lo spirito del nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo. Quando ci siamo insediati non sembrava esserci alcun compromesso in vista. Ma con il patto segniamo un nuovo equilibrio: tra proteggere i confini e proteggere le persone, tra sovranità e solidarietà, tra sicurezza e umanità”. L’accordo sul patto – assicura nonostante le docce fredde di Germania e Francia e gli arrivi ornai incontrollati anche alla luce dell’ecatombe che ha colpito Marocco e Libia orientale – non è mai stato così vicino: Parlamento e Consiglio hanno un’opportunità storica di portarlo al traguardo”. Infine, l’esortazione. “Dimostriamo che l’Europa può gestire a migrazione con efficacia e compassione. Facciamolo”. Va tutto bene, per la presidente della Commissione europea. E lo vuole accreditare sottolineando che “grazie a Questo Parlamento, agli Stati membri e alla mia squadra di commissari, abbiamo realizzato oltre il 90% delle linee guida politiche che ho presentato nel 2019. Insieme abbiamo dimostrato che, quando l’Europa è coraggiosa, fa le cose”. Ed è a questo punto che la sua ricandidatura nel ruolo di presidente diventa palese. “E il nostro lavoro è lungi dall’essere terminato: quindi, stiamo uniti. Manteniamo gli impegni oggi e prepariamoci per domani”.
E tra le cose da fare, di cui lei spera di essere ancora un’artefice, oltre al rinnovato impegno bellico a favore dell’Ucraina (la parola pace pare sia scomparsa dai radar) c’è l’assicurazione che il futuro del Paese guidato da Zelensky “è nell’Unione”. Ma anche quello “dei Balcani occidentali” e “della Moldova”. Il tutto dovrebbe avvenire, manda a dire Italia viva, nell’ambito di una riproposta maggioranza Ursula, vale a dire l’alleanza tra socialisti, Popolari e liberali anche per la prossima legislatura. E dunque, insiste Italia viva, Meloni se vorrò unirsi a questa maggioranza dovrà scovare un pertugio. La von der Leyen si dice certa che l’Unione è in gradi di affrontare le difficili sfide del prossimo futuro, ma “l’Europa se ne occuperà, che si tatti della guerra in Russia, del cambiamento climatico o di come mantenere l’intelligence artificiale incentrata sull’uomo”. E tra i meriti che elenca, ricorda il Sure che finanzia gli schemi nazionali a tutela dell’occupazione e mediante il quale “abbiamo salvato 40 milioni di posti di lavoro: questa è l’economia sociale di mercato in azione. Possiamo esserne orgogliosi”. Lo stesso orgoglio che evidenza e vanta nell’annunciare che è diventata nonna da presidente.
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