Boccia chiede a Borghi dopo l’adesione a Italia Viva di dimettersi dal Copasir, ma per il presidente Guerini non cambia niente. Il cambio di casacca del senatore piemontese, nei fatti, spacca il Pd. Il capogruppo a Palazzo Madama, infatti, invita il loro ex dirigente a lasciare un organismo “in cui ci si sta in rappresentanza di un partito e non a titolo personale. Penso che non siamo in Parlamento a rappresentare solo noi stessi”. Il capo della delegazione dem in Senato, dunque, dichiara di essere amareggiato e deluso rispetto a una decisione che non condivide nè nel merito, nè nel metodo. “Si discute. Ci si confronta- spiega all’Ansa. Ci sono sensibilità diverse, ma il Pd è una grande comunità. Come tutti gli altri miei colleghi, avevo avuto un colloquio con personale con Enrico per ragionare del suo lavoro e per capire quali altri impegni potessero esserci per lui. Ho appreso, poi, una notizia, che mai mi sarei aspettato dalla rassegna stampa”. Tale notizia, però, non sconvolge l’ex ministro e capo del Copasir Lorenzo Guerini: “Per noi non cambia niente. La legge dice che i membri devono essere cinque di maggioranza e cinque di opposizione. Da questo punto di vista, è tutto in regola”. Tale presa di posizione, pertanto, mette in luce le diversità di vedute presenti tra i corridoi del Nazareno. Lo stesso leader della mozione Base Riformista, d’altronde, dopo la formazione della squadra di Schlein aveva manifestato più di qualche semplice dubbio sul vertice. Ecco perchè proprio nelle decisioni possono venire fuori quei malumori nascosti e che dalla vittoria di Schlein caratterizzano una forza ormai diventata di sinistra. La torta, innoltre, non è più quella di una volta e le poltrone non bastano per tutti. Elly dovrà penalizzare qualcuno. Sembra logico, pertanto, che i primi a ricevere qualche penalizzazione saranno proprio quei cattolici e popolari rimasti senza riferimenti, considerando che la stessa opposizione interna al Nazareno è rappresentata non da un centro, ma da una sinistra riformista.