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“Ora rifondiamo la Dc E il M5S guardi a noi non alla sinistra di Schlein”

di Edoardo Sirignano -


“Molti delusi 5 Stelle, Conte o meno, aderiranno alla Dc. La sinistra di Schlein si riconosce in altri, né Meloni ha nulla a che vedere con lo scudocrociato”. A dirlo l’ex ministro alla Difesa del governo Conte Elisabetta Trenta.
Perché prende la tessera della Dc?
Perché ne condivido valori e obiettivi. Con “Nuovi Orizzonti per l’Italia”, (N.O.I.), che abbiamo fondato due anni fa, mi riferivo a quella forza che non c’era e che doveva essere creata. A dir la verità, a quella che non c’era più, ovvero la Dc, intesa come un partito caratterizzato da valori moderati, ma in grado di compiere scelte radicali. Grazie a questo modello, siamo usciti da un momento difficilissimo della storia. Stiamo parlando di un soggetto che è stato in grado di far decollare il Paese dalle macerie della guerra.
L’accusa più banale, però, potrebbe essere quella di “riproporre qualcosa di vecchio”…
Ritengo la Dc più attuale che mai. Oggi serve una ricostruzione dello Stato e della politica. Ecco perché riprendere determinati valori, che non appartengono solo ai cattolici o a una parte ristretta, come qualcuno vuol far pensare, ma alla nostra cultura e tradizione democratica, è la strada giusta. Per il partito N.O.I., che ha tra le sue carte fondanti l’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco, si tratta di un ritorno a casa e non di un cambiamento.
Quando è maturata la decisione?
Nel momento in cui ho saputo che si stava ricostruendo la vera Dc, non quella fatta di partiti e partitini, che si sono presi parte del simbolo o del nome, senza però avere reale intenzione di costruire la vecchia dimora. Quando ho capito che c’era qualcuno che, invece, aveva intenzioni serie, ho pensato che valesse la pena di dare forza a chi stava compiendo un’operazione importante per il bene dell’Italia. Viviamo tempi difficili che vanno affrontati con chi non ha paura di fare le giuste scelte.
Qualcuno, intanto, ha espresso più di qualche semplice dubbio rispetto a questa battaglia. Da anni, d’altronde, esistono battaglie legali e controversie sulla proprietà dello scudocrociato…
Mi chiedo come mai tutti coloro che hanno preso una parte del nome o del simbolo, in realtà, hanno sempre fatto qualcos’altro . Perché nessuno si è attivato come questo gruppo di amici appassionati, che ha deciso di intraprendere un percorso legale per ridare vita a un qualcosa che gli era caro? Avrebbero potuto farlo tranquillamente tutti quelli che oggi criticano.
Rotondi, ad esempio, sostiene come l’eredità di quella storia, oggi, appartenga a Meloni. È d’accordo?
Qualcuno quando parla di Giorgia democristiana probabilmente vuole confondere l’elettorato e, nel caso di Rotondi, vuole giustificare la sua scelta di salire sul carro dei vincitori. Ritengo, invece, che la Presidente del Consiglio, come prima i 5 stelle, alla prova del governo abbia abbandonato i cavalli di battaglia che servivano soltanto a vincere le elezioni come, per esempio, il blocco navale nei confronti degli immigrati. Sapeva benissimo, già prima di essere eletta, che il blocco navale non si può fare (io stessa molte volte lo dichiarai quando ero ministro per rispondere ai loro appelli) ma, come tutti, per vincere le elezioni dicono qualsiasi cosa, poi cedono alla realtà. Gli italiani sono stanchi di questa politica, serve responsabilità e visione.
Chi potrebbe sposare la causa sono anche i 5 Stelle, non trovando molto spazio in un campo progressista dove è centrale una leader che sta più a sinistra di Conte, è d’accordo?
Molti pentastellati delusi si lasceranno convincere da ideali forti. L’ottimismo e la volontà di rendere la politica “pura” caratterizzavano il Movimento originario, poi cambiato negli anni.
Che consiglio, però, si sente di dare all’ex premier?
Non credo che abbia necessità dei miei consigli. Il problema è che i 5 Stelle, una volta usciti dal governo, hanno deciso di rappresentare quella parte non più rappresentata dal Pd, la sinistra. Basti pensare che, prima, avevano votato per inviare le armi in Ucraina e, successivamente, hanno cambiato idea prima delle elezioni nazionali. È arrivata, poi, la Schlein che ha raddoppiato Conte, spostandosi più a sinistra di loro. Ecco perché vedo uno spazio al centro, inteso come luogo del confronto e delle idee. Non so cosa voglia fare il capo del M5S. Spero, per lui, che faccia la scelta giusta, altrimenti la faranno quelli che oggi sono i suoi elettori. Muoversi con opportunismo politico, non funziona mai. Prevedo che anche diversi elettori PD possano spostarsi verso la DC, delusi dall’eccessivo spostamento a sinistra del partito.
Cosa ne pensa della diatriba tra Renzi e Calenda?
Non vogliono contendersi il centro. Parlano sempre di un Terzo Polo che ancora non si capisce con chi sia alleato. Avrei giurato che sarebbero stati pronti a sostituire uno dei membri del governo, se ci fosse stata necessità. Si tratta sicuramente di un’operazione creata a scopi elettorali per dare a Calenda la possibilità di avere un simbolo che gli consentisse di partecipare alle politiche senza raccogliere le firme. Dall’inizio, ho pensato che l’intesa tra Calenda e Renzi non fosse possibile. Matteo ha lasciato spazio al suo ex ministro solo perché gli conveniva in un determinato momento.
Tra i due leader, chi vede più affine ai suoi ideali?
Molte idee dell’uno e dell’altro, non tutte, posso condividerle. Il problema è il modo con cui vengono portate avanti. Entrambi mancano di una grande dote: l’empatia. Non si può avere la fiducia solo per essere un buono stratega o economista, bisogna saper arrivare al cuore delle persone.

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