Open Arms, Lega in piazza a Palermo: la difesa di Salvini
Matteo Salvini chiama i suoi al processo Open Arms e la sinistra lo attacca, farfugliando di pseudo tentativi di pressioni sui giudici in perfetto stile berlusconiano e di mancanza di rispetto verso le Istituzioni che hanno dato l’autorizzazione a mettere alla sbarra un ministro della Repubblica. Poco conta che quelle istituzioni sono proprio loro, quel governo giallorosso nato dall’accordo tra il Pd e i 5 Stelle di Giuseppe Conte, lo stesso Conte che posava sorridente con Salvini esponendo con fierezza i cartelli del ddl sicurezza, il piano di un intero Esecutivo che, scaricata la Lega, è passato dal pugno duro dei porti chiusi al pugno chiuso dei porti aperti. Sostenuto nell’assalto politico al leader del Carroccio dall’accerchiamento giudiziario e mediatico scatenato dagli spioni dell’Antimafia, che hanno creato la campagna di fango sui giornali di sinistra, e dalle toghe rosse, animate dall’ordine di scuderia di attaccare Salvini a qualunque costo, come dimostrano le chat dell’epoca tra l’ex pm Luca Palamara e il procuratore capo di Viterbo, Paolo Auriemma.
E in quel clima all’Ok Corral, ci si stupisce se Salvini, dossierato dall’exploit dal 2018, si sia permesso di definire quello che sta andando in scena a Palermo un processo politico. E si grida allo scandalo se la premier Giorgia Meloni difenda a spada tratta il suo vice, parlando “precedente gravissimo” il tentativo della magistratura di “trasformare in crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale”. Che non ci vuole un genio del diritto per capire che è tutta politica una richiesta di condannare un ministro a 6 anni, tramutando l’azione politica di un intero governo nel sequestro di 147 poveri migranti dal 14 al 20 agosto 2019 su una nave senza che alla sbarra, siano seduti in concorso, il premier e gli altri titolari dei ministeri, oltre ovviamente al comandante dell’imbarcazione che ha preferito tenere in ostaggio i clandestini di fronte al porto piuttosto che raggiungere un approdo sicuro in altri lidi europei. Non ci vuole un ordinario di giurisprudenza neppure per soppesare le parole della procuratrice di Palermo, Marzia Sabella, in un’interminabile requisitoria-comizio che ha toccato vette così elevate quando ha veicolato ai giudici la propaganda della sinistra: Salvini voleva i porti chiusi e ha fallito.
Se la questione è politica, allora politica sia.
Processo Open Arms, per Salvini l’arringa difensiva dell’avvocato Bongiorno
E nessuno si indigni se oggi, giorno dell’arringa difensiva dell’avvocato Giulia Bongiorno, parlamentari e ministri della Lega “occuperanno” piazza Politeama, nel centro della città, per incontrare i cittadini a cui raccontare le ragioni del loro leader, che sarà invece presente nell’aula bunker del carcere Pagliarelli per il processo arrivato ormai alle battute finali.
Il procedimento, iniziato a settembre 2021 dinanzi alla II seconda sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Roberto Murgia, ha toccato il culmine il 14 settembre scorso, quando la procuratrice Sabella e i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi, hanno chiesto la condanna a sei anni di reclusione per l’ex ministro dell’Interno, accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per il caso Open Arms. Alla requisitoria è seguita l’udienza del 20 settembre, quando la parola è andata alle parti civili che, oltre ad associarsi alle richieste dell’accusa, hanno avanzato richieste di risarcimento danni per circa un milione di euro in favore dei poveri migranti “ostaggio” del Capitano (non della nave). E oggi toccherà all’avvocato Bongiorno “smontare” le tesi accusatorie, nel corso di una requisitoria “non breve” e in un’aula bunker piena di giornalisti. Al termine dell’udienza, il presidente Murgia, dopo avere concordato una data con le parti, dovrebbe rinviare per eventuali controrepliche dell’accusa, al termine delle quali ritirarsi in camera di consiglio per emettere il verdetto contro un ministro della Repubblica, colpevole di aver difeso gli italiani e il confine del Paese.
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