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Oltre 6 milioni di ricapitalizzazione per Fenice, la società di Chiara Ferragni

di Redazione -


La società Fenice di Chiara Ferragni evita il fallimento grazie a un aumento di capitale da 6,4 milioni di euro. Dopo gli scandali legati ai pandori e alle uova di Pasqua griffate, che hanno pesantemente compromesso la reputazione e i bilanci dell’azienda, l’influencer ha dovuto fare appello ai soci per salvare le sue attività. Fino al 2023, Fenice generava ricavi fino a 12 milioni di euro, ma nell’ultimo anno il fatturato è crollato sotto i 2 milioni, accumulando perdite per circa 10 milioni nel biennio. L’assemblea ha approvato l’aumento di capitale su proposta dell’amministratore unico, Claudio Calabi. Il via libera è arrivato grazie al sostegno di Sisterhood, la holding con cui Ferragni controlla il 32,5% della società, e di Alchimia, l’azienda dell’imprenditore Paolo Barletta, titolare del 40%. Pasquale Morgese, che possiede il 27,5% di Fenice, ha deciso di non partecipare alla ricapitalizzazione, vedendo così la sua quota diluirsi. Sisterhood e Alchimia, invece, hanno sottoscritto l’aumento pro-quota, con Ferragni pronta a coprire anche la parte non sottoscritta da Barletta. L’obiettivo dichiarato è garantire la continuità dell’azienda. L’origine della crisi è legata al cosiddetto Pandorogate, esploso nel novembre 2022. Ferragni aveva avviato una collaborazione con Balocco per il lancio del Pandoro Pink Christmas, venduto a oltre 9 euro con la promessa di sostenere la ricerca sull’osteosarcoma presso l’ospedale Regina Margherita di Torino. Tuttavia, si è scoperto che Balocco aveva già effettuato una donazione fissa di 50mila euro mesi prima del lancio del prodotto e che nessuna parte del ricavato delle vendite del pandoro era destinata all’ospedale. Nel frattempo, le società di Ferragni avevano incassato oltre un milione di euro senza effettuare ulteriori donazioni. L’inchiesta ha fatto emergere altre operazioni simili legate alle uova di Pasqua Dolci Preziosi del 2021 e 2022. Anche in questo caso, la beneficenza promessa non è stata rispettata: a fronte di 1,2 milioni di ricavi, l’associazione I Bambini delle Fate aveva ricevuto solo 36mila euro. L’Autorità Garante per la Concorrenza ha multato Ferragni e Balocco con un’ammenda da un milione di euro per pratiche commerciali scorrette. Il Codacons ha presentato una denuncia per truffa aggravata, portando all’intervento della Guardia di Finanza e al sequestro dei conti delle società coinvolte. A dicembre 2024, Ferragni ha raggiunto un accordo con i consumatori, ma la Procura di Milano ha proseguito le indagini, culminate nel suo rinvio a giudizio.


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