Attualità

Olimpiadi di Cortina, allarme mafia russa. Lo lancia Piantedosi

di Ivano Tolettini -


Le Olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina sono un potenziale crogiolo di appetiti criminali a causa del fiume di denaro che lo Stato sta investendo in vista della straordinaria vetrina mondiale. L’allarme lo lancia il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, illustrando la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) al Parlamento. Se la ’ndrangheta rimane la consorteria criminale più pericolosa, con ben 46 locali al Nord, molte delle quali infiltrate a Nordest, anche la mafia russa, la cosiddetta “Vor v zakone” cerca di allungare i suoi tentacoli per fare affari con l’imprenditoria tradizionale.
La relazione della Dia dedica uno specifico capitolo al crimine straniero che cerca di dedicarsi in Veneto e dintorni. “Sul territorio – si legge nel rapporto depositato dal ministro – è stata riscontrata la presenza di strutture criminali di origine straniera dedite prevalentemente al traffico di droga, all’immigrazione clandestina, alla tratta degli esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione”. Ma è in tempi più recenti, in concomitanza con l’organizzazione dell’appuntamento olimpico che è stata “riscontrata la presenza, nelle province di Verona, Vicenza e Venezia, della mafia russa “Vor v zakone” caratterizzata dall’uso di metodologie mafiose, riscontrate sia nella forza intimidatrice basata sulle armi, sia nell’assoggettamento e nell’omertà a cui vengono sottoposti i connazionali”. Se dunque la Dia richiama alla massima attenzione anche la politica locale e le associazioni di categoria che devono alzare antenne sensibili. Del resto, la vivacità economica delle regioni settentrionali, e in quest’ottica Veneto, Emila Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige hanno un ruolo strategico, impongono la massima attenzione per impedire, o quantomeno limitare, gli interessi delle organizzazioni criminali.
In questi ultimi anni le inchieste nei confronti di soggetti organici alla criminalità calabrese, si pensi al Trentino Aldo Adige e le cave di porfido nella val di Cembra, oppure alla Lombardia, al Veneto e le infiltrazioni nel Veronese, Vicentino e Veneziano impongono grande attenzione. “È soprattutto la ’drangheta ad essere riuscita ad accrescere i suoi interessi illeciti in Veneto – si argomenta nel rapporto – creando anche le forme stanziali, proiezioni delle cosche calabresi, i cui interessi si sono espressi non solo nel traffico di droga, ma anche in importanti operazioni di riciclaggio e di reinvestimento di capitali illeciti”. L’attività prevalente è quella di inflitrarsi in aziende generalmente medio-piccole in crisi finanziaria a cui offrire partnership che alla lunga portano alla sostituzione degli storici amministratori. Ecco perché il territorio del Nordest “non è risuoltato esente dagli interessi illeciti del crimine organizzato – analizza la Dia – anche di matrice campana, che ha dato prova della sua operatività soprattutto nel settore degli stupefacenti e nel riciclaggio”. Nel Veneziano la ’ndrangheta ha posto particolare attenzione nell’acquisire società in crisi di liquidità mediante metodi mafiosi come estorsioni ed altro. Ma in un territorio opulento come quello del Nord Est non poteva non attecchire anche la malapianta del crimine pugliese, quello Barese in particolare, che si è infiltrato oltre che con le solite attività del riciclaggio, anche con il trasferimento criminale di valori. In quest’ottica è importante l’azione delle prefetture che con le interdittive antimafia firmate contro società sospette cercano di limitare un’attività pervasiva che non è facile limitare anche per le modalità scelte da quelli che si presentano anche come colletti bianchi al di sopra di ogni sospetto. Ad esempio nel Padovano da anni si registra la presenza di personaggi legati non solo alla criminalità calabrese, ma anche alla mafia siciliana. Purtroppo ci sono pezzi di piccola imprenditoria locale che è sensibile ai richiami di chi offre denaro facile. Non è un caso così che si registrano anche fatti violenti come estorsioni e danneggiamenti aggravati dal metodo mafioso, consumati da personaggi legati a realtà che si sono incistate da tempo nel tessuto sociale e produttivo.


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