L’Ocse promuove l’Italia: torna la crescita
Il mondo tornerà a crescere, l’Italia pure, ma i maggiori ostacoli arriveranno dalle guerre in corso e dalla politica monetaria rigida dei tassi alti: l’Ocse ha pubblicato ieri l’Economic Outlook con le previsioni per il 2024 e il 2025. E contiene, il report, alcune notizie davvero interessanti. La prima: la crescita mondiale si stabilizzerà al 3,2% quest’anno e per il prossimo, scenderà ulteriormente l’inflazione e se le banche centrali (leggi Fed e Bce su tutte) si decideranno una buona volta a essere meno restrittive e a calare i tassi, sul serio, potrà riprendere quota anche la domanda. Tra le economie in rampa di lancio ci sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e poi le potenze emergenti, su tutte Brasile, Indonesia e, soprattutto, India. Nella lista dei “cattivi”, invece, c’è la Germania che ha registrato una forte contrazione in termini di produzione. E l’Italia? Per il nostro Paese le notizie che arrivano dall’Ocse sono in chiaroscuro. Da un lato, infatti, la previsione per il Pil 2024 è in rialzo e si attesta all’0,8%, contestualmente però scende quella per il prodotto interno lordo che nel 2025 salirà dell’1,1% (a fronte delle previsioni precedenti che stabilivano il trend del +1,2%). L’inflazione in Italia, nel 2024, scenderà all’1,3% dal 5,9% dell’anno scorso mentre risalirà, nel 2025, al 2,2%. Per il capo economista Ocse Alvaro Pereira, il nostro Paese “sta andando relativamente bene, la crescita è molto vicina al potenziale. Pensiamo che in Italia serva la prudenza di bilancio, è stata prudente ed è importante continuare perché i livelli di debito sono molto alti”. Inoltre, spiegano dall’Ocse: “È piuttosto importante anche trovare efficienze sulla spesa, abbassare le esenzioni e ampliare la base imponibile. Ma sottolineiamo anche da tempo che i fardelli regolamentari a volte sono troppo elevati”. “Quindi – ha concluso – bisogna attuare alcune delle riforme che sono state fatte, che sono essenziali, e anche i settori di competizione e regolamentazione di mercato saranno importanti andando avanti”. Una delle tante riforme che l’Italia ha da mettere in campo al più presto riguarda le professioni. Per l’Ocse il rischio in Italia riguarda le “restrizioni all’ingresso nelle professioni regolamentate” che “rimangono rigide, riducendo la concorrenza, la mobilità del lavoro e incidendo negativamente sulla competitività delle imprese dei settori a valle che utilizzano questi servizi”. Insomma, i baroni delle professioni sono avvisati.
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