Vola l’occupazione ma non per giovani e donne
CORSO VITTORIO EMANUELE PREPARATIVI PER IL MONTAGGIO PALCO PER IL CONCERTO DI CAPODANNO OPERAI EDILI CASCHI DI PROTEZIONE CINTURE DI DI SICUREZZA
Tutti al lavoro: vola l’occupazione anche a novembre ma restano ancora tante, troppe, le zone grigie del mercato del lavoro italiano. Ieri mattina l’Istat ha diffuso i dati sul mercato del lavoro aggiornati al mese di novembre dello scorso anno. L’altro ieri, in pratica. Stando ai numeri, gli italiani che hanno un posto di lavoro sono 23,7 milioni. E, di questi, ben 18,7 milioni sono dipendenti. Rispetto a ottobre, si sono registrati 30mila nuovi lavoratori. Ma è sull’anno che i numeri assumono una valenza ancora più eloquente. Già, perché rispetto al mese di novembre del 2022, gli occupati sono aumentati di ben 520mila unità. Più di mezzo milione di persone, nell’arco di dodici mesi, ha trovato un impiego. Per effetto di ciò, il tasso di disoccupazione scende al 7,5 per cento. Cifre che, per lo scenario italiano, sono di tutto rispetto. Contestualmente, l’occupazione, che a novembre è salita dello 0,1% grazie al boost di assunzioni al femminile, si attesta al 61,8%, confermando la buona performance registrata a ottobre. Fino a qui le buone, anzi le ottime, notizie per l’economia italiana. Ma c’è il rovescio della medaglia.
Se regge l’occupazione a livelli importanti e, allo stesso tempo, scende la disoccupazione si assiste pure a un aumento del tasso degli inattivi. Si tratta di quelle persone sfiduciate, che non studiano né lavorano. E che, ormai, nemmeno lo cercano più un impiego. Stando ai dati diffusi dall’Istat, il tasso di inattività è aumentato, a novembre scorso, dello 0,4 per cento e si attesta adesso al 33,1%. In pratica, un italiano su tre è fuori dal mercato. A scavare tra i numeri emergono dei trend che sono a dir poco preoccupanti. L’inattività, infatti, è fenomeno che riguarda quasi esclusivamente gli under 35 e le donne. Gli analisti riferiscono che tra gli over 50 il loro numero è in netto calo. Ma è se si prendono in considerazione i numeri del lavoro femminile che emergono dati a dir poco allarmanti. Il tasso di occupazione per le donne tra i 15 e i 64 anni è pari al 52,9%. Tra gli uomini, invece, è del 70,8%. Il gender gap pesa per quasi venti punti. Ma non basta. Anche la disoccupazione, infatti, è un problema più in rosa: le donne alla ricerca di un lavoro sono l’8,5% mentre di maschi disoccupati ce n’è il 6,7%. Quando, però, si prende in considerazione il trend legato all’inattività, le differenze emergono più che lampanti. I maschi inattivi, in età lavorativa, sono pari al 24%. Per le donne, invece, si parla del 42,1%. Se non è il doppio, poco ci manca. Tuttavia va sottolineato che i buoni dati sull’occupazione a novembre sono stati influenzati proprio dall’aumento dell’occupazione femminile che è salita, su base annua, dell’1,4% (rispetto all’1,1% per gli uomini).
Se le donne piangono, i giovani hanno ben poco da ridere. L’analisi per fasce d’età è impietosa. La disoccupazione giovanile, infatti, rimane intollerabilmente alta. A novembre scorso s’è attestata al 21%. La buona notizia, in questo caso, è che ha fatto registrare una diminuzione stimata in due punti percentuali e mezzo in meno rispetto al mese precedente. Tuttavia l’impatto sull’occupazione è stato praticamente nullo mentre è salito dello 0,9% il tasso di inattivi. In pratica, i giovanissimi si son già stufati. Se non ci fosse da piangere, sarebbe ridicolo il trend dell’inattività giovanile: 74,4%.
Non va meglio a chi ha tra i 25 e i 34 anni. La disoccupazione, per questa fascia d’età, resta a doppia cifra: 10,3 percento, in aumento di due decimi. A ciò si accompagna un tasso di inattività stimato nel 23,7%. Disoccupazione e inattività si contraggono rumorosamente più invecchia il benchmark di riferimento. Così, tra gli italiani di 35-49 anni, la disoccupazione cala al 6,8% e l’inattività si attesta al 17,7% mentre per gli over 50 la disoccupazione scende al 5%.
L’inattività, per questo segmento di popolazione a ridosso della fine della vita lavorativa, resta molto alta ed è stimata di poco inferiore al 33% (32,6).
Torna alle notizie in home