Nuovo regolamento Ue sui migranti. Il centrodestra esulta: “Passa la linea del governo Meloni”
Approda oggi a Bruxelles il nuovo regolamento sul rimpatrio dei migranti predisposto dalla Commissione Ue. L’obiettivo è quello di armonizzare a livello comunitario il quadro relativo alle modalità dei rimpatri, che troppo spesso risente delle regole differenti e delle diverse modalità di gestione nei singoli stati membri, sia a livello normativo che procedurale. Con il piano si proverà dunque a garantire maggiore chiarezza su un tema che, come l’Italia chiede da tempo più in generale per tutte quelle che sono le politiche migratorie nel loro complesso, necessità di una disciplina comune a livello europeo per tutti e 27 i paesi Ue. Da quanto già emerso circa il contenuto del nuovo regolamento, le novità saranno importanti e serviranno a restringere quello che il documento redatto dalla Commissione europea definisce come “un ampio margine di manovra alle legislazioni nazionali per l’attuazione delle norme Ue e ai tribunali nazionali per la loro interpretazione”. In sostanza, il tentativo è quello di porre rimedio a situazioni come quelle ampiamente verificatesi in Italia sulle quali si è ulteriormente inasprito lo scontro tra governo e magistratura. E a tal proposito, una delle principali novità riguarda proprio la possibilità di realizzare appositi hub per il rimpatrio degli immigrati irregolari presso paesi terzi con i quali siano stati sottoscritti specifici accordi. Proprio come nel caso del protocollo siglato tra i governi di Roma e Tirana, finora minato da alcune decisioni della magistratura che hanno imposto il rientro in Italia di diversi clandestini che è erano già stati trasferiti sull’altra sponda dell’Adriatico in attesa di essere rimpatriati nei paesi di origine. D’altronde, che quello italiano fosse un modello cui l’Europa guardava con attenzione e interesse era già stato detto a chiare lettere da Ursula von der Leyen che si era spinta fino a definirlo come esportabile sia in altri paesi che a livello comunitario. Più in generale, invece, la presidente della Commissione europea, nell’annunciare il nuovo regolamento, ha fatto presente che “i rimpatri sono un elemento chiave del Patto sull’immigrazione e l’asilo”, dai quali scaturisce la necessità di “norme comuni, compreso un nuovo ordine europeo di rimpatrio e il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio da parte degli stati membri”. Tra le altre novità figura infatti quella del divieto di ingresso in territorio europeo, della durata massima di 10 anni, nei confronti dei migranti ai quali non è riconosciuto il diritto d’asilo e che non rispettano i termini del decreto di rimpatrio o che, per aggirarlo, si spostano in altri stati.
L’annunciato nuovo regolamento europeo in Italia ha raccolto immediatamente il plauso del centrodestra che, nel commentare il nuovo indirizzo in materia di immigrazione, coglie la palla al balzo per riaccendere la polemica con le toghe. Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, parla di “un passo decisivo per garantire maggiore sicurezza in Europa” che di fatto smentisce “la frenesia di una certa parte della magistratura politicizzata, che tenta di anteporre gli interessi di parte a quelli nazionali”. Il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro rincara addirittura la dose: “Da un lato, una parte della magistratura italiana che, con sentenze assurde, prova a smontare il lavoro del Governo per difendere i confini; dall’altro un’Europa che finalmente inizia a capire che l’immigrazione clandestina va fermata con strumenti concreti”. E sulla possibilità di esternalizzare gli hub per i rimpatri l’esponente di Fratelli d’Italia parla di un “principio di buon senso, che rafforza la nostra strategia e dimostra che la strada tracciata dall’Italia è quella giusta”, rimarcando come “l’Italia non subisce più, ma guida il cambiamento”. Più soft, invece, Mara Carfagna che fa riferimento alla necessità di superare “inerzie burocratiche e resistenze ideologiche”, definendo positiva “l’idea di un sistema comune per la gestione delle espulsioni, con procedure snelle e decisioni riconosciute da tutti gli Stati membri”.
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