Economia

Superbonus, c’è l’accordo. Via libera alla riforma del Fisco

di Giovanni Vasso -


Il Consiglio dei ministri, ieri, ha dato l’ok al primo passo verso la riforma del Fisco, fortemente voluta dal viceministro al Mef Maurizio Leo. Dall’Irpef fino alla disciplina del contenzioso e della compliance, ecco tutte le novità fiscali che il governo ha varato nell’ultima seduta dell’anno. Ma c’è stato spazio, ovviamente, anche per il Milleproroghe e, soprattutto, per il Superbonus. Per “colpa” del quale la seduta, prevista per le 15.30, è iniziata con più di un’ora di ritardo. A causa delle trattative tra i soci di minoranza del governo, Forza Italia in primis, che avrebbero voluto salvare la misura e il ministro Giancarlo Giorgetti che, invece, la vede come la kriptonite.

Innanzitutto il Fisco che verrà. Sono stati quattro i decreti in materia tributaria licenziati dall’esecutivo. In prima battuta, cambia l’Irpef. Gli scaglioni scendono dagli attuali quattro a tre. Per i redditi fino a 28mila euro, l’aliquota sarà unica e quantificata al 23%. Per i redditi che arrivano a 50mila euro, invece, l’Irpef sarà calcolata nella misura del 35%. Infine, a chi guadagna più di 50mila euro, sarà applicata un’aliquota pari al 43%. Per quest’ultima fascia di reddito, però, è previsto un taglio delle detrazioni, mentre si estenderà la “no tax area” fino a 8.500 euro annui e, contestualmente, sarà garantito un beneficio massimo da 260 euro all’anno (ventuno spalmati su dodici mesi) per la fascia di reddito tra 30-50mila euro. Oltre i 50mila euro invece il vantaggio fiscale che deriva dalla riforma verrà neutralizzato dal taglio delle detrazioni. Che, invece, aumenteranno per coloro i quali vantano redditi da lavoro dipendente fino a 15mila euro: la soglia passerà da 1.880 a 1955 euro. C’è poi il taglio al cuneo fiscale che porta con sé buone, anzi ottime, notizie per la busta paga. Secondo le proiezioni effettuate da diversi analisti, chi guadagna fino a 10mila euro avrà poco meno di 26 euro al mese in più, in totale 269 euro l’anno. Per i redditi fino a 12.500 euro all’anno, si parla di 32 euro al mese e 336 all’anno. Sale, ulteriormente, il “bonus” per chi arriva a 15mila euro (38 al mese, 404 all’anno). Fino a 20mila euro, i maggiori introiti saranno di 49 euro al mese e 460 all’anno mentre, fino a 25mila euro l’aumento sarà di 55 euro mensili e di 548 all’anno. Chi arriverà a 35mila euro, invece, incasserà 65 euro in più al mese e, nell’anno, se ne intascherà 591 in più.
Per quanto riguarda il capitolo del Fisco amico, invece, il governo ha varato le modifiche alla cooperative compliance prevedendo la possibilità di un tutoraggio, per i consulenti del lavoro, delle grandi imprese mentre le soglie d’accesso scenderanno fino a cento milioni di euro. Importante novità riguarda, inoltre, l’allargamento dell’autotutela obbligatoria estesa all’errore sul presupposto d’imposta e alla considerazione di pagamenti d’imposta regolarmente eseguiti. Verrà, inoltre, reso obbligatorio presentare la motivazione rafforzata qualora il Fisco non accolga le osservazioni difensive. Il restyling dell’Irpef imporrà ai Comuni e agli enti locali che le impongono, Province e Regioni, di rimodulare le addizionali sul nuovo schema a tre e non più a quattro scaglioni. Avranno tempo, rispettivamente, fino al 15 aprile e al 15 maggio del prossimo anno. Ma la polemica è nell’aria: gli enti territoriali già lamentano minori introiti e sbuffano di fronte alle scelte del governo. E, sicuramente, sarà questo uno dei temi di polemica e scontro che caratterizzerà la prima parte dell’anno che verrà.
Ma il tema del giorno è stato il Superbonus. Il ministro Giorgetti è stato chiarissimo. Lo ha detto e ripetuto, utilizzando tutte le metafore possibili. Dal mal di pancia fino alla centrale atomica fuori controllo, la Chernobyl dei conti pubblici. Forza Italia, però, ha insistito. A rischio, infatti, c’erano 30mila cantieri. Fino a che, nel pomeriggio, gli azzurri hanno annunciato la fumata bianca. Habemus accordo, anzi un decreto ad hoc. Fuori dal Milleproroghe, a differenza di quanto si vociferava nelle ore immediatamente precedenti al summit, decisivo, tra i vicepremier Matteo Salvini, Antonio Tajani,che ha presieduto il Cdm in luogo della premier Giorgia Meloni, fermata a letto dalla sindrome otolitica, e lo stesso Giorgetti oltre ai sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovambattista Fazzolari. Nessuna proroga, per la gioia del Mef, ma la scelta mirata di salvare il salvabile e, soprattutto, tutelare gli investimenti delle famiglie meno abbienti che si sono inerpicate lungo la strada del Superbonus. Chi ha l’Isee fino a 15mila euro potrà concludere i lavori di ristrutturazione nel 2024. I nuclei con Isee più alto potranno proseguire i lavori il prossimo anno ma con lo sgravio fiscale ridotto al 70%. Viene poi introdotta una sanatoria che mette in sicurezza coloro che non hanno completato i lavori al 31 dicembre 2023: non dovranno restituire le somme già ottenute


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