Politica

Nuova corsa al centro: paradiso mitologico fra destra e sinistra

di Dino Giarrusso -


Duncan Black nel 1948, poi ripreso da Anthony Downs nove anni dopo, elaborarono l’interessante “teorema dell’elettore mediano” riprendendo parte degli studi di matematica applicata alle scienze sociali del Marchese di Condorcet. Secondo questo teorema, in uno scontro fra due partiti vince sempre quella forza che più si avvicina al sentire dell’elettore mediano. In Italia per decenni (dalla fine della prima Repubblica son passati oltre trent’anni!) si è ragionato così, spesso a dispetto dell’evidenza. Ma soprattutto si è confuso l’elettore mediano (cioè quello maggiormente rappresentativo, a livello statistico, della popolazione tutta) con l’elettore “di centro”. Si è mitizzato e si mitizza il centro, come fosse il luogo – misterioso da trovare e poi impersonare – ove c’è la magica chiave di una sicura vittoria elettorale, e dunque del potere. Di “praterie al centro” si parla da decenni, ma dove siano queste praterie, e come si faccia a trovarle, stabilirvisi e vincere le elezioni, nessuno lo sa. Dal 1994 ad oggi hanno vinto le elezioni Berlusconi – ci possiamo raccontare che stesse al centro, ma non era né centrista né moderato: era Berlusconi – Prodi, Renzi, il M5S, Salvini, Meloni. Se si esclude Prodi (che non a caso ha vinto di strettissima misura, ed è durato poco proprio per questo), TUTTI i vincitori non erano nei fatti centristi. Renzi oggi si dice “di centro” e di praterie ha parlato per anni, ma quando vinse lo fece promettendo sfaceli, rottamazioni, cambiamento vero: niente a che fare con il centrismo, che invece lo ha portato al 2%. Gli altri – grillini, leghisti e meloniani – sono radicali nel DNA, altro che centro. Eppure, eppure… la voglia di centro è fortissima fra chi la politica la fa, spesso incurante del reale sentire di chi la subisce. Oggi il PD è insidiato da due neonate “correnti centriste” interne, guidate al momento da Ernesto Ruffini e Paolo Gentiloni. C’è chi giura che potrebbero staccarsi e creare un nuovo partito di centro nel centrosinistra. A destra si muovono i cespugli e si rinsaldano vecchie amicizie: pare stia nascendo una nuova forza centrista con Cesa, Rotondi, Lupi, Mastella – e relativi partitini – tutti uniti . Forse si aggiungeranno anche una scheggia insofferente di Forza Italia e la DC siciliana di Cuffaro, che ha tanti voti ma crea anche tanti imbarazzi. In Sicilia, dove i voti ai partiti di centro sono quasi pari a quelli tributatigli durante la prima Repubblica, Lombardo si è unito a Miccichè, al sindaco di Palermo Lagalla e all’ex-grillino e turbocontiano Giancarlo Cancelleri: un’altra formazione di centro amica della destra, coi suoi portavoti veri, i suoi galoppini, ed i suoi aspiranti saprofiti che non portano nulla ma cercano uno stipendio. In più ci sono – in perenne bilico fra centrodestra e centrosinistra – Renzi, Calenda, +Europa e il neonato Pensiero Popolare Italiano di Fabio Desideri, molto attivo ma ancora distante dal campo di gioco dei partiti maggiori. Un’orgia centrista, insomma, con dieci potenziali partitini, che però potrebbero federarsi e diventare tre o quattro per correre ancora alla ricerca di queste mitiche praterie. Ma quale bottino potrebbero davvero conquistare, considerando che FI ed in parte il PD drenano già ampi consensi al centro? L’impressione è che il voto di opinione per posizioni centriste sia magrissimo (lo stesso M5S da quando è in mano al percepito democristiano Conte ha avuto un crollo di consensi, quando invece crescono forze assai ideologizzate come FDI e AVS), mentre possono avere un peso i consensi personali e chi porta pacchetti di voti. L’ottimo civil servant Ruffini riuscirà a diventare un leader centrista? Il centrodestra accoglierà quella che fra queste potenzialmente potrebbe essere l’unica forza robusta, ma forse concorrente a Forza Italia? Chissà… intanto le praterie rimangono fuori dai radar, l’elettore mediano è una chimera, e torna alla mente il manifesto di Casini, allora leader UDC, con lo slogan “Io c’entro!” dove un anonimo genio romano vergò un perfetto “allora lo ammetti!”.


Torna alle notizie in home