Economia

Bravi a prendere, meno a spendere: tutti i numeri del Pnrr

di Giovanni Vasso -

Il presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, firmano l'Accordo per il Fondo sviluppo e coesione 2021-2027. In foto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, 15 Febbraio 2024. ANSA/MARCO COSTANTINO


Ecco tutti i numeri del Pnrr. Siamo bravi, bravissimi a prendere. Meno, però, a spendere. Approvata la relazione del Piano. Ieri mattina la cabina di regia a Palazzo Chigi ha dato il suo imprimatur al resoconto, al 31 dicembre ’23, delle attività, delle entrate e delle uscite, legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza. I numeri, come al solito, hanno la priorità. Fino alla fine dello scorso anno, l’Italia ha incassato poco meno di 102 miliardi di euro, per la precisione sono stati 101,93. Risorse che corrispondono al 52% totali di quelle complessive. La spesa, però, è stata (complessivamente) pari a “soli” 45,6 miliardi. Di questi, circa 21,1 miliardi sono stati utilizzati nell’ultimo anno. I dati arrivano dal Mef. E potrebbero essere ulteriormente ridimensionati se si tiene presente che i costi evidenziati dal dicastero di via XX Settembre sono quelli che si riferiscono al Piano pre-revisione e che riportano, tra le spese, anche i 2,6 miliardi spostati a dicembre scorso proprio dal Pnrr con l’ok dell’Ecofin.

Il ministero più attivo è stato quello all’ambiente e alla sicurezza energetica, che ha investito in progetti per 14 miliardi. Segue il Mimit, il ministero delle Imprese e del Made in Italy, con 13,76 mld di spese certificate. Ultimo sul podio il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con sei miliardi di investimenti. Il dicastero diretto dal vicepremier Matteo Salvini, contestualmente, è terzo nelle spese ma primo nelle entrate con 33,8 miliardi messi a disposizione. Nel 2023 s’è speso poco meno di quanto si sia riusciti a investire in tutto tra 2021 e 2022. Ma è poco, troppo poco. Nella Nadef 2022, infatti, la previsione di spesa per l’anno successivo era di molto superiore e si attestava ad (almeno) 40,1 miliardi. Se sono ottimi i numeri in entrata, per il Pnrr quelli in uscita appaiono deboli. Ma per il ministro Raffaele Fitto, però, si tratta di dati – quelli legati alle “uscite” – da prendere con le molle. “Sono assolutamente sottodimensionati perché molti enti attuatori non hanno caricato sul programma Regis una spesa già effettuata”. In pratica, i soldi sarebbero stati investiti ma non “segnati” sul grande libromastro digitale dello Stato e della Cabina di Regia: “una stima prudenziale e reale che non tiene conto del mancato caricamento sulla piattaforma: inseriremo degli elementi che daranno una accelerazione nell’inserimento dei dati sul sistema Regis. Questo impatterà non poco”.

Ma ci sono altri numeri sul Pnrr che fanno inorgoglire Giorgia Meloni che nella premessa alla relazione non indugia sull’aspetto del rapporto tra entrate e uscite ma anzi rivendica il fatto che “nel rapporto sulla valutazione intermedia, la Commissione Ue riconosce all’Italia, tra l’altro, di essere la prima nazione europea per numero di obiettivi e traguardi raggiunti”. Un risultato, ha scritto la premier, “frutto di un incessante lavoro, coordinato dal ministro Fitto e portato avanti dal governo nel suo complesso, che ha consentito di raggiungere tutti gli obiettivi programmati e di rafforzare la portata strategica del Piano”.

Per quanto riguarda l’attività del 2023, Meloni ha puntato forte sulla transizione e sulle reti: “Con la revisione del Pnrr, l’Italia si è dotata a tutti gli effetti di un nuovo Piano caratterizzato dall’introduzione della missione RePowerEu, da sette ulteriori riforme mirate all’ammodernamento e alla semplificazione normativa e dal finanziamento di investimenti aggiuntivi per circa 25 miliardi di euro, volti a rafforzare la competitività del tessuto produttivo, favorendo la transizione verso energie pulite e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico dell’Italia e dell’Europa”. Dunque ha snocciolato i numeri: “Sono stati stanziati nuovi investimenti strategici 12,4 miliardi di euro per sostenere la transizione ecologica delle imprese e filiere strategiche; oltre 5 miliardi di euro per il potenziamento delle reti e delle infrastrutture; 1,2 miliardi di euro per i territori dell’Emilia-Romagna, delle Marche e della Toscana colpiti dall’alluvione 2023 e 1,4 miliardi di euro per l’efficientamento energetico dei grandi condomini di edilizia residenziale pubblica, insieme ad ulteriori misure per il rafforzamento del capitale umano, per l’occupazione, per gli studenti e per il sistema sanitario nazionale”.


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