Economia

Nucleare pulito, Confindustria: “Centrali nelle industrie”

di Giovanni Vasso -

Emanuele Orsini, presidente Confindustria, durante l’evento “Investimenti, innovazione, credito” organizzato da Intesa Sanpaolo e Confindustria a Milano, 14 gennaio 2025. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI (npk)


Forse è davvero la volta buona, per il nucleare pulito e per l’Italia. Le imprese, mai come oggi, sono disperate. I costi dell’energia sono alle stelle. Se n’è accorta pure Confesercenti. Che ha quantificato la nuova stangata in bolletta: nel 2025, secondo i calcoli dell’Ufficio Studi dell’organismo confederale, le imprese pagheranno 2,6 miliardi di euro in più rispetto al 2024. Si tratta di un aumento che, tenuto conto degli ultimi rincari (e siamo solo a gennaio…), va quantificato nell’ordine dei 1.300 euro in più all’anno. Il costo dell’energia, da solo, pesa per il 10% dell’intero bilancio di un’azienda italiana media. “Senza un intervento, rischiamo che il caro-energia – avvisa Confesercenti – pesi anche sulla crescita, causando una riduzione di 3,2 miliardi di euro del Pil”. E sarebbe una iattura. Anche perché “l’Italia continua a caratterizzarsi per prezzi già molto superiori a quelli di altri paesi europei, del 20% rispetto alla Germania e del 25% nei confronti della Francia”. Federpetroli, con il presidente Michele Marsiglia, chiede al governo di puntare tutto su Eni: “L’unico modo è quello di investire sulle strutture della compagnia energetica di Stato come fanno tutti a livello internazionale: un solo soggetto economico deve essere l’interlocutore energetico in un Paese e, poi si parte con le varie ramificazioni di altri operatori che gestiscono i flussi di gas al consumo per famiglie ed imprese”. Confindustria, da parte sua, è decisa ad andare fino in fondo sul nucleare. Al punto che il presidente Emanuele Orsini, invitato da Forza Italia al suo convegno romano sul futuro dell’industria in Italia e in Europa, ha spiegato che le industrie italiane sono pronte “a mettere le centrali nelle nostre aziende” se dovessero sorgere “problemi coi sindaci”. Insomma, non è più tempo di tergiversare anche perché occorre partire oggi per ritrovarsi, tra (almeno) “otto anni” col nucleare a pieno regime. Il ministro Pichetto Fratin ha ribadito che non c’è paragone tra il nucleare pulito di oggi e quello su cui gli italiani furono chiamati a votare nel 1987 e nel 2011: “Ai tempi del referendum la tecnologia nucleare era una Topolino, qui parliamo di una Ferrari: ci vuole la giusta informazione”. Interessante, poi, la posizione di Paolo Scaroni, presidente Enel, che ha ricordato come “con le tecnologie che abbiamo oggi, l’unica alternativa” per raggiungere l’ambizioso obiettivo del net zero “è il nucleare”. Ma non è solo una questione ambientale: “Se non ci doteremo di energia competitiva e domestica, sarà difficile immaginare un futuro brillante per la nostra industria”, ha avvertito Scaroni.


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