Ambiente

Nucleare Italia alla ricerca del tempo perduto

di Angelo Vitale -


Il nucleare ritorna in primo piano nell’agenda del governo Meloni, con l’orizzonte di un’energia che si liberi definitivamente dei lacci ideologici che l’hanno fin qui frenata: chiuse nel 1990 tutte le centrali del Paese, per “raggiunti limiti di età” ma principalmente per gli effetti del referendum del 1987.

Se Giorgia Meloni non va a Cernobbio, forse per l’assenza di rassicurazioni da far arrivare alla platea del Forum, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ci è andato proprio per dare l’annuncio: convocata per giovedì 21 settembre la prima riunione della “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile” che si riunirà al Mase. Istituzionale il proposito: essere soggetto di raccordo e coordinamento tra i diversi attori nazionali che si occupano di energia nucleare, sicurezza e radioprotezione, rifiuti radioattivi. Target, lo sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale e a elevati standard di sicurezza e sostenibilità, come fin dal via di questa legislatura affermato e ribadito.

Al fianco del Mase il supporto di Rse (Ricerca sul Sistema Energetico, la società guidata da Maurizio Delfanti, controllata da Gse, a sua volta interamente partecipata dal Mef) e di Enea, per rafforzare il contributo dell’Italia nella ricerca e nell’alta formazione universitaria, mettere a regime la cooperazione e la partecipazione a livello europeo e il coordinamento dei progetti e delle attività a livello nazionale tra Università ed enti di ricerca che in questi anni non si sono mai fermati, nonostante lo stop del referendum, guardando ad un futuro per un nucleare di ultima generazione da inserire, prima o poi, nel fabbisogno energetico del Paese. Pari obiettivo, nella manovra della industry italiana che ha continuato, in questi decenni, la ricerca nel settore.

La sfida della neutralità tecnologica e la necessità di trovare fonti energetiche sempre più diversificate, nelle parole di Pichetto, che subito hanno trovato suggello in quelle del vicepremier Matteo Salvini, da sempre un fan del nucleare. A Cernobbio, il ministro Salvini ha subito avviato il countdown per le prime centrali nucleari italiane, “operative nel giro di 10 anni”. Già valido per lui, evidentemente, il filo conduttore che unirà questo esecutivo ad una sua naturale prosecuzione in una successiva legislatura, per “inaugurare” le prime centrali. Più moderate invece, forse solo frutto di un approccio caratteriale diverso, le attese di Pichetto che affida il varo del nuovo nucleare nazionale ad un prossimo governo, come se se ne vedesse già personalmente lontano. Da registrare, poi, la reazione positiva all’annuncio da parte del leader di Azione, Carlo Calenda, per puntare con decisione all’energia nucleare “perché altrimenti non arriveremo mai agli obiettivi dati per ragioni tecniche”.

E infine, l’indiscrezione pubblicata dal Messaggero su una Giorgia Meloni “votata” al nucleare fidandosi delle competenze e dei progetti del gruppo Ansaldo, che nei ’60 del secolo scorso cominciò ad occuparsi di questa energia non fermandosi mai, anche dopo il referendum del 1987, per continuare a tenere in piedi società che continuassero ad occuparsene, specialmente fuori dei confini nazionali. Una settimana fa l’incontro al Mit tra Salvini (che auspicava subito un tavolo di governo) e l’ad di Ansaldo Nucleare, Riccardo Casale, reduce dal completamento di due strutture sperimentali a supporto del reattore veloce raffreddato a piombo di Westinghouse nel Regno Unito.


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