È sempre una questione tra Nord e Sud: anche quest’anno, la classifica della qualità della vita de Il Sole 24 Ore premia il Settentrione e fotografa il decadimento del Mezzogiorno. Non giovano granché i nuovi parametri utilizzati dagli esperti per stilare la graduatoria: le ultime venticinque posizioni della graduatoria sono tutte occupate da città meridionali e la più grande città del Sud, Napoli, finisce sul fondo della classifica. La città, infatti, è penultima in lista, davanti solo alla derelitta Reggio Calabria.
La classifica è stata vinta da Bergamo, davanti a Trento e Bolzano. Le prime dieci posizioni, eccezion fatta per Ascoli Piceno che si trova in pieno Centro, sono occupate tutte da città del Nord. Per trovare il primo capoluogo di provincia meridionale occorre scendere fino alla 44esima posizione dove si trova Cagliari, che per inciso, ha perduto ben dodici posizioni. Dopo il capoluogo sardo c’è Pescara “solo” 55esima, quindi Bari, unica città del Sud a registrare un miglioramento rispetto all’anno scorso (più quattro posizioni), si piazza 65esima. Dalla posizione 83 fino alla fine, 107, tutte città meridionali. Sul podio al contrario c’è la calabrese Crotone, 105esima. Segue Napoli, penultima, davanti a Reggio Calabria fanalino di coda. La graduatoria restituisce il racconto di tutti i divari che dilaniano un Paese. Il Sud si piazza agli ultimi posti in quasi tutte le classifiche di settore. Quella, per esempio, legata agli indicatori economici restituisce il ritratto di un Paese spaccato a metà. Milano è al top, seguita da Roma. Sotto, molto sotto, Napoli che si piazza solo 24esima, dietro Isernia. Il capoluogo campano sprofonda all’ultimo posto se si prende in considerazione la graduatoria legata a ricchezza e consumi. Napoli ultima, preceduta da Salerno e Crotone. Ma la sorpresa è Roma che si piazza al 104esimo posto. La graduatoria legata a demografia, salute e società, oltre a quello tra Nord e Sud svela anche il divario, sempre più incolmabile, tra aree interne e metropoli. Tra le grandi città la peggiore è Napoli (65esima), la Capitale invece si piazza 26esima e Milano addirittura terza. La coda è tutta per città meridionali fuori dai grandi circuiti e dalle reti infrastrutturali centrali: Campobasso è 100esima, Isernia è ultima, il Molise ne esce con le ossa rotte. Così come le aree interne di Sicilia e Sardegna e la Basilicata, con Potenza solo 103esima. Nemmeno per quanto riguarda l’ambiente le cose vanno meglio. La coda è tutta meridionale: Reggio Calabria è ultima, Palermo è appena davanti, sopravanzata da Caserta. Napoli, seppur in timida risalita, è 101esima. Le prime posizioni sono inavvicinabili: Brescia, Trento e la vincitrice “generale” Bergamo. Infine l’ultima, e più pesante, batosta arriva dagli indicatori di sicurezza e giustizia sui territori. Qui, insieme alla distanza che separa Nord e Sud, emerge quella che allontana, sempre di più, i grandi centri dalle città di piccole e medie dimensioni. Si vive più sicuri ad Ascoli Piceno, Lecco e Como. Si è meno sicuri a Firenze. Un capitombolo generale, per il capoluogo toscano, abituato da almeno tre anni a stazionare nella top ten e che, nel 2024, è scivolata fino al 36esimo posto. La città che fu cara al Magnifico, però, si riscatta nell’essere la prima, in Italia, per vivibilità al femminile, davanti ad Arezzo e Perugia. Tornando alla classifica relativa alla sicurezza sul territorio, però, Napoli (105esima) fa meglio di Milano, penultima a livello nazionale. A Roma non va granché meglio: si piazza, infatti, al 103esimo posto davanti a Foggia e dietro Torino che, comunque, non va oltre il 101esimo piazzamento. Le città metropolitane, inoltre, soffrono la crisi abitativa. Comprare casa a Roma è diventato impossibile e la capitale è ultima sia per quanto riguarda il “peso” degli affitti sia per ciò che concerne le possibilità di acquistare un immobile per una famiglia normale. Parametri, questi, che hanno affossato anche le chance della stessa Firenze di confermarsi in top ten.
L’identikit delle città in cui, in Italia, si vive meglio è tracciato. Bergamo, Trento e Bolzano. Poi Monza-Brianza e Cremona. Quindi la vincitrice dell’anno scorso, Udine che, al sesto posto, supera Verona e Vicenza che si piazzano a loro volta davanti a Bologna. Decima Ascoli Piceno grazie alla sicurezza del territorio (è la prima in Italia) e alle industrie locali che generano export e danno lavoro. Le città in cui si vive meglio sono quelle di dimensioni medio-piccole, ben inserite nelle nuove rotte nazionali e internazionali dell’economia. Insomma, il Nord-Est ha consegnato agli archivi storici anche il solo ricordo del fu triangolo industriale Milano-Torino-Genova, con il capoluogo lombardo che guarda sempre di più al Veneto e al suo stesso territorio. E il Sud, in tutto questo, rimane a guardare. Mentre le aree interne continuano a spopolarsi.