di ANGELA ARENA
Dal 7 luglio al 23 agosto 2023 la Cappella Palatina del Maschio Angioino a Napoli ospiterà la mostra “Hostia. Pier Paolo Pasolini” del pittore veronese Nicola Verlato, curata dal professor Lorenzo Canova e dall’attuale sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi.
L’esposizione è ispirata e dedicata alla vita, all’opera ed alla tragica scomparsa di uno dei più grandi intellettuali italiani del secolo scorso, Pier Paolo Pasolini, assassinato, in circostanze misteriose nel novembre del 1975 ad Ostia, nella periferia romana. Insieme alle nove sculture e ai nove dipinti realizzati da Verlato, la mostra include una vasta selezione di opere scritte, fotografie, film, musiche e documenti personali che illustrano un quadro dettagliato della vita e delle idee del grande scrittore e regista, ed in particolare, raccontano del dialogo intercorrente tra l’autore e Napoli.
Dopo le precedenti esposizioni di Roma, alle Terme di Diocleziano e successivamente a Matera, in occasione delle celebrazioni per il centenario delle nascita di Pasolini, non poteva mancare, una mostra in suo onore nel capoluogo partenopeo, luogo particolarmente caro all’autore.
Profondo e denso di significato era, infatti, il rapporto tra Napoli e Pasolini come egli stesso afferma a proposito del Decameron, girato per le vie del capoluogo partenopeo nel 1971, quando, paragonando Napoli ad una tribù che rifiuta la società consumistica, scrisse: “Ho scelto Napoli perché è una sacca storica”. Tuttavia, il rapporto che lega il poeta a Napoli ed ai napoletani è insito nella rappresentazione sincera, profonda e passionale della realtà che il regista esprime attraverso il cinema che per l’autore costituisce il linguaggio della realtà.
Ed invero, nel Decameron, senza dubbio il suo film più famoso, Pasolini fotografa Napoli contrapponendo i corpi alle maschere e ponendo un’attenzione maniacale per le location e per gli attori: le strade e le chiese della città partenopea diventano i luoghi dove i personaggi borghesi di Boccaccio, nati nella Firenze del 1300, si incarnano nei napoletani popolani del presente.
Ma Pasolini scrisse più volte di Napoli e dei napoletani, sottolineandone il carattere di assoluta autenticità ed unicità, come quando nel 1963, girò un film-inchiesta sulla sessualità “Comizi d’amore”. Mentre nelle altre parti d’Italia emerse un inventario di frasi, relative all’eros ed al’amore, fatte di luoghi comuni, la parte napoletana, girata nei pressi di Porta Capuana, conteneva, invece, le risposte più originali e spontanee. Insomma, Napoli per il regista poeta, rappresenta quell’ “ultimo villaggio dell’Occidente” dove Pasolini ha potuto osservare da vicino la tenacia, unica al mondo, di un popolo che respinge gli insulti della cosiddetta ‘modernità’ e da cui rimase folgorato.