Politica

PRIMA PAGINA-Non è la Rai. Maretta tra Lega e Fi sul canone

di Giuseppe Ariola -


Se la varietà di anime e sensibilità che compongono il centrodestra sono certamente una ricchezza dal punto di vista elettorale e, in parte, anche dei contenuti per quanto riguarda l’offerta politica, non c’è dubbio che alcune differenze di vedute rappresentino un problema a livello parlamentare. Nell’ennesimo giorno in cui la Rai è protagonista del confronto – in realtà soprattutto dello scontro – politico, questa volta per la questione della sospensione comminata a Serena Bortone per il caso Scurati, la tv di Stato è investita anche da un’ulteriore polemica sulla quale a sfidarsi sono la Lega e Forza Italia. Tutto nasce dalla presentazione di un progetto di legge a prima firma del deputato leghista Stefano Candiani con il quale si prevede un innalzamento dei limiti di affollamento dei tetti pubblicitari della Rai. Una proposta che garantirebbe all’azienda introiti per circa 600 milioni di euro complessivi (nel 2022 gli incassi pubblicitari ammontavano a circa 500 milioni) e, quindi, “la possibilità di una maggiore autonomia sul mercato”, sostiene il parlamentare del Carroccio. Le maggiori entrate, in base a quanto previsto dalla proposta di Candiani, consentirebbero di abbassare progressivamente il canone, il 20% l’anno, fino a giungere a una sua completa abrogazione entro 5 anni. La reazione di Forza Italia a quello che suona come un attacco a Mediaset, che sulla pubblicità è nata, cresciuta e ha realizzato la propria fortuna, non si fa attendere, con gli azzurri che si affrettano a precisare che la norma non è frutto di un’intesa né di maggioranza né, tantomeno, di governo. Insomma, al refrain “era previsto nel programma con il quale il centrodestra si è presentato alle elezioni ottenendo la fiducia degli italiani” che si è ascoltato in occasione dell’approvazione delle tre riforme del premierato, dell’Autonomia differenziata e della giustizia, in Parlamento o da parte dell’esecutivo, in questo caso si sostituisce la precisazione che l’iniziativa è frutto esclusivamente di un’idea di uno solo degli alleati di centrodestra. Da Forza Italia nessuno si espone in prima persona contro gli alleati della Lega e tocca quindi al presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, reduce dall’alleanza con gli azzurri alle elezioni europee, chiarire che “eliminare il canone RAI non è nel programma di governo del Centrodestra e non condividiamo la proposta. La Rai è la più grande industria culturale italiana ed ha la responsabilità di garantire il servizio pubblico, che non può e non deve essere sottoposto a incertezze sugli introiti. Modificare il tetto pubblicitario, peraltro, potrebbe provocare degli squilibri sul mercato e danneggiare sia la Rai sia altre realtà editoriali radiotelevisive”. E se i parlamentari leghisti componenti della commissione Vigilanza Rai replicano che la proposta di Candiani rappresenta “una prospettiva di puro buonsenso” e si dicono sorpresi “che, all’interno della maggioranza, vi sia chi non è d’accordo. Siamo certi che i cittadini la pensino diversamente”, ad accusare senza mezzi termini gli alleati è la senatrice Nicoletta Spelgatti che si domanda “ma Forza Italia difende un’azienda privata a danno della Tv di Stato?”. Sulla questione si registra, almeno al momento, il silenzio di Fratelli d’Italia che però quando l’ipotesi dell’abolizione del canone Rai era emersa lo scorso anno si era detta contraria. Resta il fatto che questo è il terzo intoppo in due giorni per la maggioranza dopo la bocciatura in commissione Giustizia al Senato di un emendamento presentato dal capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, teso a inasprire le pene previste dal provvedimento sul reato universale di maternità surrogata e l’astensione di Forza Italia, nell’altro ramo del Parlamento, sull’abrogazione della sospensione della pena per le detenute madri prevista dal disegno di legge Sicurezza.


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