Politica

Nomine vertici Ue, l’attacco di Meloni: “Non si tiene conto delle scelte dei cittadini”

di Lino Sasso -


Nel corso delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo che si terrà domani e venerdì a Bruxelles che vede tra i punti all’ordine del giorno la designazione dei cosiddetti top jobs, vertici Ue, che guideranno le massime istituzioni europei nel corso della nuova legislatura, Giorgia Meloni stronca le modalità con le quali si sono svolti i negoziati.

La premier italiana ha denunciato come “alcuni si presentassero con le proposte sui nomi prima di discutere cosa bisogna fare”, anzi, addirittura nei giorni precedenti all’apertura dei seggi elettorali. “Una sorta di ‘conventio ad escludendum’ in salsa europea – ha aggiunto la presidente del Consiglio – che a nome del governo italiano ho contestato e non ho alcuna intenzione di condividere”. Poi la stoccata a chi non ha ritenuto di tener conto del risultato delle elezioni. “Non mi pare sia emersa finora la volontà di tenere conto di ciò che i cittadini hanno detto nelle urne. Nel metodo e nel merito. Relativamente al merito, mi sono permessa di far notare che consideravo surreale che nella prima riunione, seppure informale, del Consiglio Europeo successiva alle elezioni, alcuni si presentassero direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali, frutto delle interlocuzioni tra alcuni partiti, senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto. Perché prima di discutere chi debba fare cosa, andrebbe discusso la cosa vogliamo fare, e solo successivamente andrebbe scelta la persona migliore per concretizzare quelle indicazioni. E questo mi porta al metodo. Come se i cittadini non avessero dato un’indicazione diversa, in queste ore come in campagna elettorale, da più parti si è sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche che in queste elezioni sono, guarda un po’, quelle che hanno visto crescere il loro consenso”, è l’affondo di Meloni.

Parole dure che anticipano quello che sembrerebbe annunciarsi il mancato sostegno italiano al pacchetto di nomi che i leader dei Ventisette saranno chiamati a votare al Consiglio europeo. Bisognerà poi vedere cosa, in questo clima di certo non disteso, l’Italia riuscirà a ottenere come delega per il commissario che indicherà il governo e se si riuscire a raggiungere l’obiettivo di vedersi riconosciuto un vicepresidente della Commissione.


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