Attualità

Noi abbiamo creduto alla sua sofferenza Barbareschi, ora chieda scusa alle donne

di Redazione -


di CATERINA COLLOVATI

Una frase orribile. Troppe volte ascoltata, pronunciata da chi odia le donne: “Le denunce del MeToo servono a farsi pubblicità“. Complimenti signor Luca Barbareschi. Stupisce sia proprio lei a dubitare del racconto di una violenza, lei che per anni ha raccontato a tutti noi il dolore provato in quell’abuso subito dai preti, quando ancora era un bambino. Proprio lei, che conosce l’angoscia che lascia l’incontro con l’orco, dopo essere stati violati nel corpo e nell’anima, osa diffidare del racconto di donne del mondo dello spettacolo che descrivono l’onta subita da una mano viscida che scivola giù nell’intimo con la tacita promessa che un silenzio sarebbe ricompensato con una particina in quel tal film.
Se è vero che esistono attrici, donne, pronte a tutto pur di raggiungere un obiettivo, è vero anche che esistono donne che si paralizzano, si inibiscono, si sentono finanche in colpa quando un superiore, un datore di lavoro, un uomo maturo si avvicina per molestarle. Facile dire perché non hai reagito? Perché non ti sei rifiutata? Perché le dinamiche della psiche umana non sono controllabili… E lei lo sa bene. A differenza sua, noi, persone sensibili crediamo al racconto del suo amaro passato. Anzi vorremmo avere per le mani quei preti, uno che la teneva fermo e l’altro che abusava di lei, per far loro del male, per vendicarla, poiché il piccolo Barbareschi poteva essere il figlio di tutte noi.
Invece lei non si è commosso al racconto delle sue colleghe attrici, anzi le ha accusate di mentire per farsi pubblicità. Che tipo di pubblicità ancora non è chiaro, poiché nessuna di quelle che hanno denunciato è mai salita sull’Olimpo delle dive. Molto brutalmente, al pari di un odiatore delle donne, lei dice “Si presentano con le gambe larghe”. Certo, signor Berbareschi, a quel punto poteva addirittura spingersi oltre, con il sempre amato assioma” le donne son tutte puttane”. E così il repertorio del maschilismo più becero era completato.
È per colpa di quelli come lei se le donne, ancor oggi, nella maggioranza dei casi non denunciano gli uomini vigliacchi che vogliano approfittare di loro. Per pudore, per il rischio di non essere credute, per quel senso di colpevolizzazione che da secoli le accompagna: ti è accaduto? Forse te la sei cercata, sei stata tu a provocare. E via con la vittimizzazione secondaria che diventa nel corso dei mesi successivi alla denuncia anche vittimizzazione multipla.
Dapprima l’incredulità di chi sta intorno, poi l’incredulità nelle aule di tribunale dove si scava fino al midollo della vittima, sottoponendola a domande a dir poco da lager. Da qui la solitudine di chi si ribella, perché non è facile ribellarsi, anzi è terribilmente difficile. Intorno a colui che commette la violenza, al predatore c’è sempre indulgenza. In fondo si pensa che non abbia bisogno di prendersi una donna con la forza, chissà quante donne potrebbe avere, dimenticando che la vera perversione di quel tipo di maschio è il potere. Il sesso come strumento di potere.
Il punto cruciale dell’avance: mettere le mani addosso per segnare una supremazia.
Signor Barbareschi, chieda scusa alle donne per quelle sue espressioni intrise di odio e maschilismo.


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