Continua senza sosta il declino dell’automotive: Nissan ha annunciato 9mila esuberi e il ridimensionamento della capacità produttiva globale del 20%. È la crisi, bellezza. E non conosce confini. I produttori cinesi hanno messo alle corde anche il colosso nipponico, terzo produttore del Paese del Sol Levante e storico alleato di Renault sullo scenario globale. I licenziamenti annunciati ieri riguarderanno poco meno del 10 per cento dell’intero organico di Nissan (che conta circa 130mila dipendenti) e sarà accompagnato da furibondi tagli alle spese. Tra questi, ci saranno anche i dimezzamenti degli emolumenti dei manager che, a differenza di quelli europei e occidentali in genere, incasseranno il 50 per cento in meno della loro retribuzione. Il guaio di Nissan sarebbe nel mancato raggiungimento delle previsioni minime. Basti pensare che il board ha proceduto a tagliare, ancora una volta, l’obiettivo dell’utile operativo: adesso è stato ridimensionato a 150 miliardi di yen (906 milioni di euro) ma, all’inizio dell’anno, si sperava di poterne incassare almeno 500 miliardi. Il Ceo Makoto Uchida ha promesso: “Nissan ristrutturerà la propria attività per diventare più snella e resistente, riorganizzando al contempo il management per rispondere in modo rapido e flessibile ai cambiamenti del mercato”. Un altro gigante vacilla dopo Volkswagen e Stellantis. È la crisi dell’elettrico, bellezza. Un mercato dominato dai cinesi. Che, con la loro proverbiale pazienza, hanno aspettato e costruito. E adesso incassano.