Niente più catene ora l’ex martire i voti deve guadagnarseli
E ora cali il sipario, che il leitmotiv della martire in catene non funziona più. Ilaria Salis, la maestra detenuta sotto processo in Ungheria, nei prossimi giorni sarà messa agli arresti domiciliari a Budapest, con una cauzione di 42mila euro e il braccialetto elettronico. Avrà dunque la possibilità, e i diritti garantiti seppure con le prescrizioni dei giudici ungheresi sulla custodia, di potersi dedicare alla sua campagna elettorale per le Europee, dove corre come capolista nella circoscrizione Nord-Ovest ed è tra i candidati, in seconda posizione, per la circoscrizione Isole, con Alleanza Verdi e Sinistra, il partito di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Quel duo delle meraviglie che aveva elevato a simbolo degli ultimi Aboubakar Soumahoro, per poi scaricarlo quando il deputato con gli stivali era finito nel polverone per lo scandalo della truffa con i migranti delle coop di moglie e suocera. Fratoianni&Co, a pochi giorni dalla chiusura delle liste per il Parlamento europeo, si sono votati anima e corpo alla causa di Ilaria Salis, giocando il tutto e per tutto sulla violazione dei diritti umani del governo di Victor Oban, attaccando, nemmeno teneramente, il governo di Giorgia Meloni, che non si sarebbe speso con l’amico premier ungherese affinché la Salis fosse liberata. E a poco sono valsi gli appelli a non alzare i toni con l’Ungheria, visto che la magistratura è indipendente e la diplomazia si fa in silenzio. Il manifesto elettorale della maestra rinchiusa in una cella di Budapest, sotto processo per tentato omicidio perché accusata di aver preso parte ai pestaggio nel giorno dell’Orgoglio, hanno racchiuso tutto il programma che la Salis intende portare avanti se verrà eletta a Bruxelles, godendo così dell’immunità parlamentare ed evitando il carcere. È quello il suo programma. Tanto che sul manifesto campeggia la sua immagine in catene, in tribunale. E la domanda retorica: “È questa l’Europa che vogliamo?”. Infine lo slogan: “Il coraggio di osare”. Un coraggio che oggi Ilaria potrà tirare fuori con maggior vigore, visto che quelle catene, al momento, sono state spezzate.
Il primo atto dell’ottenimento della concessione dei domiciliari alla maestra si è concretizzato in uno scontro che definire politico sarebbe un eufemismo. Questioni da asilo Mariuccia, con Avs scatenato a prendersi il merito della scarcerazione. “Questa vicenda dimostra che la mobilitazione può cambiare le cose anche quando sembra impossibile”, ha detto Fratoianni, sottolineando che “politicizzare serve” e che la candidatura è stata l’asso vincente, giocato da Avs. E allora delle due, anzi delle tre, l’una. La lotta per il garantismo non vuol più dire stare dalla parte di corrotti e criminali? Che se fosse così allora ci troveremmo davanti a un Fratoianni dall’insolito spirito forzista, inquinato da trent’anni di berlusconismo. Per Roberto Salis, il papà di Ilaria, la svolta in Ungheria non è merito del governo, che anzi avrebbe fatto poco o nulla per la figlia. Parole che fanno cadere la narrazione degli ultimi 15 mesi, quel mantra che ripeteva che Ilaria non avrebbe potuto avere un giusto processo perché Orban controlla la magistratura. E se si vuole insistere sul fatto che Budapest controlli i giudici, allora i domiciliari non possono che essere un favore del premier ungherese a Meloni, per evitare che la Salis potesse basare tutta la sua campagna elettorale sul martirio e i diritti negati. Perché ora, alle apparizioni tv di papà Roberto impegnato a criticare l’Italia e a portare il verbo sulle terribili condizioni detentive della carcerata incatenata, sarà necessario affiancare altri temi. Senza contare che la stessa Ilaria potrà illustrare alla sua platea di elettori le linee programmatiche dell’azione che intenderà intraprendere una volta seduta sugli scranni del Parlamento europeo. Magari qualcosa in più del pericolo del ritorno del fascismo in Europa, che di quello ne parla già ampiamente tutta la sinistra.
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