Cultura & Spettacolo

Netrebko, il San Carlo e la politica in musica

di Redazione -


di RICCARDO LENZI

E’ uno dei concerti più attesi della stagione del San Carlo di Napoli, quello del soprano Anna Netrebko il 13 ottobre, e non solo per le straordinarie doti vocali dell’artista. E’infatti inevitabile riflettere sulla vicenda del suo licenziamento “per motivi bellici” da parte del Metropolitan Opera di New York e della sua causa contro il teatro per aver sofferto in prima persona di «disagio emotivo e grave angoscia mentale». La cantante per questo ha citato in giudizio il Metropolitan, da cui è stata allontanata in seguito alle prese di posizione sull’invasione russa dell’Ucraina. E con quest’atto ha rinfocolato le polemiche riguardanti i rapporti fra la musica e la politica. Basterebbe ricordare la pianista ucraina Valentina Lisitsa o il collega russo Denis Matsuev, per i queli è bastata l’accusa di “putinismo” per vedersi cancellare alcune esibizioni. Ostracismi del genere hanno riguardato il direttore d’orchestra Valery Gergiev, accusato di essere “troppo amico” del presidente russo. Ma ci sono pure esempi di “colore” diverso: uno dei maggiori musicisti tedeschi, Christian Thielemann, era in corsa per esser nominato direttore stabile dei Berliner Philharmoniker: primo tedesco, sessant’anni dopo Wilhelm Furtwängler, a tornare su quel podio. Ma l’accusa di essere un conservatore e un islamofobo gli costò il posto a favore di Kirill Petrenko. «Come capo dei Filarmonici, Thielemann non è politicamente sostenibile», aveva sentenziato “Berliner Zeitung” da sinistra. La colpa di Thielemann era di aver rilasciato un’intervista in cui diceva di comprendere le ragioni del movimento antislamista Pegida. Sull’argomento “Musica e politica” il critico Paolo Isotta aveva le idee piuttosto chiare: «Gli intellettuali hanno spesso dato prova di “cupiditas serviendi”, per tanto si accodano sempre all’opinione politica che ritengono vincente.

Il boicottaggio ai presunti musicisti “putiniani”, che non voglio neanche indagare donde scaturisca realmente, è un esempio vergognoso di oppressione sovietica. La quale tuttavia era assai più liberale che non si creda, visto che sotto Nikita Kruscev nel 1958 il Premio Ciaikovskij venne assegnato, invece che a un sovietico, a un giovanissimo americano di nome Van Cliburn». Negli anni Sessanta e Settanta in Italia furoreggiò il modello “Impegno civile”: dovunque c’era un’ingiustizia da smascherare, il musicista doveva essere testimone d’indignazione morale. Così Claudio Abbado, Luigi Nono, Maurizio Pollini scesero nell’agone politico: grandi polemiche destò il concerto di Pollini sotto l’egida del comitato Italia-Vietnam, in una sala addobbata con le bandiere dei Vietcong. «Ti abbiamo pagato per suonare, non per sentire comizi», gli gridò parte del pubblico, quando il pianista tentò di leggere un suo documento sul Vietnam. Anche il critico Fedele D’Amico intervenne su “L’Espresso” con la solita impareggiabile ironia. Per lui l’unica questione che si poteva porre nel valutare un gesto come quello di Pollini era quella del merito, cioè della sua opportunità politica. Altrimenti detto: era stato utile questo gesto, non dico alle sorti belliche del Vietnam, ma alla presa di coscienza che si desiderava se ne avesse? Probabilmente sì, la sua frustatina l’aveva data, «ma costituirà un precedente? Staremo a vedere. Forse domani, fra un atto e l’altro del “Trovatore” qualche Corelli (celebre cantante d’opera, ndr) ci declamerà un messaggio dell’onorevole Malagodi». Di sicuro lo spettatore del San Carlo si potrà godere il concerto del 13 ottobre, dimenticando che anche a Napoli la politica ha reclamato i suoi diritti, vedi le vicende riguardanti una nuova sovrintendenza. E certamente la Netrebko giocherà in casa, grazie a un pubblico competente. E con gli spartiti e le parole della terra natìa di Rimskij-Korsakov, Rachmaninov e Ciaikovskij. In particolare apprezzerà le romanze di quest’ultimo, caratterizzate da una vocalità semplice e melodiosa, fra stile recitativo e declamato, sottese da un soggiogante arioso in funzione melodrammaticamente espressiva.


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