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Netanyahu ricercato in 124 Paesi, Salvini: Per me sarebbe benvenuto

di Angelo Vitale -

Salvini e Netanyahu a Gerusalemme nel 2018


Non siamo ancora arrivati alla cavatina del Barbiere di Siviglia (“Tutti mi cercano, tutti mi vogliono”) ma ci siamo vicini: il mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità a seguito del persistente attacco alla comunità di Gaza nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, ha dato il via ai più diversi commenti, specie nei 124 Paesi che riconoscono la Corte e ai suoi atti devono rispondere.

Qui da noi, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha già fatto sapere ieri che la decisione non gli piace, perché mette sullo stesso piano Israele e Hamas precisando però che se Netanyahu e Gallant venissero in Italia, dovremmo eseguire la cattura. Non la pensa così oggi il vicepremier Matteo Salvini: “Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto”. Gli fa eco il leader ungherese Viktor Orban che sfida la Cpi, annunciando che inviterà Netanyahu “a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto”. Ai Paesi Bassi già pronti ad arrestare Netanyahu si aggiunge oggi il Regno Unito: Downing Street ha fatto sapere che “rispetterà i suoi obblighi legali”. Non commentano la cosa gli Stati Uniti, che non riconoscono la Corte internazionale come Russia e Cina, prevedibile che Donald Trump dopo l’insediamento alla Casa Bianca ripeta contro la Corte internazionale le parole contrarie già espresse durante la sua prima presidenza.

Ma chi sono gli altri ricercati internazionali? Non esce da tempo dai confini russi se non per andare in Paesi amici il presidente russo Vladimir Putin, nella lista dopo l’invasione dell’Ucraina. E’ ricercato pure l’ex presidente sudanese Omar al Bashir.

Si può fondatamente ritenere, tornando ad Israele, che Netanyahu e lo stesso Gallant eviteranno accuratamente di superare i confini dei 124 Paesi aderenti alla Corte, per non rinfocolare proteste di piazza e per non imbarazzare le cancellerie di quelli che espressamente sostengono Israele nell’attuale conflitto in Medio Oriente. Molto rumore per nulla, per dirla con Shakespeare.


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