Esteri

Netanyahu anticipa il volo negli Usa per vedere Trump. Segni di violenza sui detenuti palestinesi

di Ernesto Ferrante -


Il volo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per Washington è stato anticipato a domani alle 8 del mattino, ora israeliana. Il cambio di programma è stato comunicato dal suo ufficio. Martedì Netanyahu incontrerà a Washington il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Secondo Axios, i due leader si vedranno due volte: una prima volta per una riunione di lavoro e poi per una cena informale con le rispettive consorti.

Netanyahu è di nuovo nell’occhio del ciclone. Nove Paesi si sono impegnati ad arrestarlo nel rispetto del mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) nei suoi confronti e a impedire la vendita di armi a Israele. La decisione è stata presa all’Aja da rappresentanti di Belize, Bolivia, Colombia, Cuba, Honduras, Malesia, Namibia, Senegal e Sudafrica, che hanno formato una coalizione in difesa del diritto internazionale.

È stato inoltre concordato di “impedire la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni ed equipaggiamento a Israele in tutti i casi in cui vi sia un rischio evidente che tali armi” possano essere utilizzate “per violazioni del diritto umanitario” e di vietare alle navi di attraccare in qualsiasi porto all’interno della loro giurisdizione “in tutti i casi in cui vi sia un rischio evidente che la nave venga utilizzata per trasportare carburante e armi militari in Israele”.

I firmatari della dichiarazione congiunta adotteranno “ulteriori misure per porre fine all’occupazione israeliana dello Stato di Palestina e rimuovere gli ostacoli alla realizzazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, compreso il diritto a fondare uno Stato di Palestina indipendente”.

Si torna a parlare di trattamento inumano dei detenuti da parte dello Stato ebraico. Molti palestinesi rilasciati dalle prigioni israeliane nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza mostrano segni di gravi percosse subite prima della loro scarcerazione. A denunciarlo è stata la Società dei prigionieri palestinesi, aggiungendo che “ogni volta che i prigionieri vengono rilasciati, troviamo nei loro corpi il riflesso del livello dei crimini commessi contro di loro, tra cui torture che non hanno precedenti dopo il 7 ottobre. Crimini di fame, crimini medici sistematici e infezione di scabbia in alcuni oltre alle gravi percosse a cui i prigionieri sono stati sottoposti prima del rilascio, che sono continuate per giorni secondo molte delle loro testimonianze e che in alcuni casi hanno portato a fratture alle costole”.

Il gruppo per i diritti dei prigionieri “conferma ancora una volta che ‘l’occupante’ pratica il terrorismo organizzato contro i prigionieri rilasciati e le loro famiglie, attraverso diversi metodi che sono stati monitorati, il più importante dei quali sono le gravi percosse a cui sono stati sottoposti i prigionieri rilasciati e le minacce che sono arrivate fino all’omicidio se veniva organizzata una festa di accoglienza o se la famiglia mostrava qualsiasi segno di accoglienza”.

I detenuti palestinesi sono stati rimessi in libertà ammanettati, con le mani sopra la testa e una fascia su cui era scritto in maniera beffarda: “Il popolo dell’eternità non dimentica”.

I ministri degli Esteri d’Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar si oppongono a qualsiasi sfollamento forzato dei palestinesi, dopo un incontro al Cairo. In una nota hanno fermamente respinto qualsiasi “violazione dei diritti inalienabili” dei palestinesi alla loro terra.

“Non vediamo l’ora di lavorare con l’amministrazione Trump per raggiungere una giusta pace in Medio Oriente basata su una soluzione a due Stati”, hanno proseguito i capi delle diplomazie.

L’incontro al Cairo fra i massimi diplomatici di Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar, è avvenuto dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato l’idea di trasferire i palestinesi dalla Striscia di Gaza in Egitto e Giordania. Sia l’Egitto che la Giordania, alleati chiave degli Stati Uniti nella regione, hanno bocciato senza appello la proposta proposta trumpiana.

Il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sissi, ha sentito telefonicamente Trump. I due hanno evidenziato l’importanza di continuare ad attuare la prima e la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas e di consolidarlo. Lo ha reso noto il portavoce della presidenza egiziana in un comunicato.

Ancora tensione in Cisgiordania. Le Idf hanno fatto sapere di aver condotto un attacco con droni contro un gruppo di terroristi palestinesi armati nella zona di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale, nel corso di una “operazione antiterrorismo”.

Il bilancio è di un 14enne ucciso e di due persone gravemente ferite. Il padre del ragazzo ha raccontato che suo figlio era seduto fuori casa quando è stato colpito dall’attacco israeliano.


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