NEET e gender gap, l’Italia arranca ancora
Nel rapporto della Commissione europea sull’andamento dell’occupazione negli stati dell’Unione nel 2023 si evidenzia una “situazione critica” per quanto riguarda il divario occupazione di genere in Italia, che si è attestato al 19,5%, più del doppio della media Ue, e non va granché meglio sul fronte dei NEET. Oltretutto, senza che si siano registrati miglioramenti significativi nell’ultimo decennio. La partecipazione al mercato del lavoro resta bassa, soprattutto per donne e giovani, rappresentando una sfida in un contesto demografico difficile. Tuttavia, l’Italia è tra i “migliori performer” per quanto riguarda il divario occupazionale relativo alla disabilità, segnalando un miglioramento in quest’area.
I dati mostrano anche progressi nell’ambito dell’abbandono scolastico e dei giovani che non lavorano né studiano (NEET). L’abbandono scolastico è sceso di 1 punto, mentre il tasso di NEET è migliorato di 2,9 punti percentuali. Nonostante ciò, l’abbandono scolastico è molto più alto tra i cittadini extracomunitari (29,5%) rispetto ai nazionali (9%). Inoltre, il tasso di NEET in Italia (16,1%) resta uno dei più alti d’Europa, con la media UE ferma all’11,2%, e le scarse competenze di base degli studenti restano una sfida.
Sul fronte sociale, l’Italia ha registrato progressi, sebbene con margini di miglioramento. Nel 2023, la percentuale della popolazione generale e dei bambini a rischio di povertà o esclusione sociale è diminuita, rispettivamente, dell’1,6% e dell’1,4%, segnando un miglioramento rispetto alla media UE. Tuttavia, i tassi italiani (22,8% per la popolazione generale e 27,1% per i bambini) restano superiori alla media dell’UE. I trasferimenti sociali, come l’assegno universale per i figli, hanno contribuito a ridurre la povertà monetaria del 30,5%.
Nonostante questi progressi, persistono forti disuguaglianze regionali e l’incidenza della povertà assoluta è aumentata, raggiungendo il 9,8% nel 2023, contro il 7,6% pre-pandemia. Il rapporto evidenzia che, a fronte di sei indicatori “critici”, l’Italia affronta rischi per la convergenza sociale, che necessitano di un ulteriore approfondimento.
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