Nasce l’Europa del caldo: in Italia al Sud non piove, la Sicilia come il Sahara
Con il mese di marzo appena trascorso che si è confermato il più caldo di sempre con una temperatura media globale di 14,11 gradi e i primi giorni di aprile che guidano il trimestre anch’esso ad essere il più caldo di sempre, si delinea quella che l’Anbi indica comde la nascita dell’Europa del caldo: a Pasqua la colonnina di mercurio è salita oltre i 30 gradi, non solo in Sicilia, ma anche in Romania, Bulgaria e Serbia. Mentre sui Balcani ed in Germania, Austria, Polonia e nelle Repubbliche Baltiche, la temperatura ha superato ogni precedente record.
Sono i dati che inducono il presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, Francesco Vincenzi a “richiamare l’attenzione sulla necessità di porre la questione climatica al centro del confronto politico in vista delle prossime elezioni europee. L’innalzamento delle temperature sta stravolgendo le economie del territorio, ma se comune è il problema non altrettanto possono essere le soluzioni, date le molteplici realtà, che fanno la ricchezza del Vecchio Continente e dell’Italia. Affermati i principi e condivisi gi obbiettivi è necessario che i provvedimenti per l’adattamento siano modulati sulle specifiche realtà, ad iniziare proprio dalla gestione delle acque”.
Mentre il dg Massimo Gargano segnala la preoccupazione “dalla grande quantità d’acqua che stiamo rilasciando verso il mare per l’assenza di un’adeguata rete di bacini. Il timore è che possano seguire settimane senza pioggia e speriamo allora di non dover rimpiangere la ricchezza idrica, che oggi tratteniamo solo in piccola parte. Il territorio ha bisogno manutenzione straordinaria, nonché di nuove e adeguate infrastrutture idrauliche”.
E l’Italia, nel settimanale report dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche è spaccata a metà: nell’Italia settentrionale l’acqua è perfino troppa, al Sud le temperature raggiungono ormai i 30°, continua a non piovere e ne sono conseguenza incendi anzitempo come quello che ha incenerito la macchia mediterranea a Gibilrossa, in provincia di Palermo, alimentato anche dai venti di scirocco.
E’ la dorsale appenninica a fare da spartiacque climatico e, al contrario dell’arco alpino, continua ad essere brulla: salvo i 22 centimetri di Campo Imperatore in Abruzzo, sulle restanti cime dell’Italia centro-meridionale la coltre bianca rimane solo un ricordo. In Basilicata la poca pioggia caduta in questi giorni ha solamente scalfito l’enorme divario tra le riserve idriche, stoccate l’anno scorso (determinanti nel consentire all’agricoltura regionale di affrontare le torride temperature estive) e quelle di questo 2024: il deficit quindi si aggira ancora sui 100 milioni di metri cubi e gli invasi attualmente sono pieni solo per il 46%.
Al 58% dei volumi invasabili sono i bacini del Tavoliere di Puglia, comunque lontani dai 100 milioni di metri cubi dell’aprile 2023.
E nei giorni scorsi, dal cielo di Sicilia è caduta solo la sabbia del Sahara: mentre al Nord nevicava e diluviava, sull’isola non solo non pioveva, ma le alte temperature roventi hanno favorito l’evaporazione della poca acqua trattenuta nei bacini. Nel mese di marzo la pioggia caduta sull’Isola è praticamente dimezzata (36 millimetri contro una media mensile di 73) così come al 50% del riempimento sono i bacini palermitani, costringendo al razionamento delle forniture idriche nell’accelerazione dell’emergenza su tutta l’isola.
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