Esteri

Nagorno-Karabakh: 20 morti per l’esplosione di un deposito di carburante. In Armenia 13mila rifugiati

di Redazione -


Una strage dal terribile bilancio quella avvenuta nella notte in Nagorno-Karabakh, la piccola provincia caucasica da trent’anni contesa fra Armenia e Azerbaigian invasa pochi giorni fa dalle truppe di Baku provocando circa 200 morti in sole 24 ore.

Sono almeno i 20 morti e quasi 300 i feriti molti “gravi o gravissimi” a seguito dell’esplosione di un deposito di carburante situato nell’enclave. “Le condizioni di salute della maggioranza dei feriti sono gravi o estremamente gravi”, scrive su Twitter Gegham Stepanyan, difensore civico dei diritti umani dell’autoproclamata repubblica separatista. “Le capacità mediche del Nagorno-Karabakh non sono sufficienti. L’aviazione sanitaria deve atterrare con urgenza per salvare la vita delle persone”.

Le cause dell’esplosione non sono ancora note. Il deposito si trovava non lontano dalla città principale della regione separatista, Stepanakert. Al momento dell’incidente molte persone erano in fila per fare benzina “perché volevano andare in Armenia per fuggire dagli azeri”, scrive una fonte locale. Difatti, in migliaia sono in fuga verso il Paese.

I residenti, a maggioranza armeni, temendo una pulizia etnica hanno iniziato a spostarsi in massa verso l’Armenia, gettando nel caos la viabilità della regione. Attualmente, ha dichiarato l’Armenia, sono oltre 13.350 i rifugiati che sono arrivati finora dal Nagorno-Karabakh.


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