Musk vs Zuck, la sfida in Italia ma c’è la solita polemica
La sfida tra Musk e Zuck sarà in Italia. Il ministro Sangiuliano conferma ma sussurra: a Roma, no. Non si potrebbe dopo la polemica sul Circo Massimo e il concerto di Scott. Spunta Pompei e il sindaco si sfrega le mani ma dovrà battere le “autocandidature” della Calabria di Roberto Occhiuto e di Taormina, proposta dal primo cittadino Cateno De Luca. Ma tra tanto entusiasmo, c’è spazio per la polemica. Calenda e Orfini, nelle vesti di guastafeste, ritrovano una sintonia tra Terzo Polo e Pd nel nome del “patrimonio culturale da salvaguardare”. E del governo da attaccare. Anche a Ferragosto.
L’ufficialità, più o meno, è arrivata nei giorni scorsi quando Elon Musk ha affermato che il duello con Zuckerberg si farà, in Italia. Su Twitter, oggi X, il tycoon ha scritto: “Il combattimento sarà gestito dalle fondazioni mia e di Zuck, lo streaming avverrà su questa piattaforma e su Meta. Tutto ciò che verrà inquadrato sarà antica Roma, nulla di moderno”. Quindi ha rassicurato: “Ho parlato con la premier dell’Italia e il ministro della Cultura. Sono d’accordo su una location epica. Tutto verrà fatto nel rispetto del passato e del presente dell’Italia. E i proventi andranno ai veterani”. Il ministro Sangiuliano ha confermato che c’è stato un abboccamento: “Stiamo ragionando su come organizzare un grande evento benefico e di evocazione storica, nel rispetto e nella piena tutela dei luoghi. Non si terrà a Roma. Ma soprattutto è previsto che un’ingente somma, molti milioni di euro, sia devoluta a due importanti ospedali pediatrici italiani per il potenziamento delle strutture e la ricerca scientifica per combattere le malattie che colpiscono i bambini”. Entrambi, però, hanno fatto i conti senza l’oste. O meglio, senza l’altro protagonista di questa faccenda, cioè Mark Zuckerberg. Che, invece di un evento totalmente benefico, vorrebbe infilarci dentro anche l’Ufc: “Sono pronto a combattere dal giorno in cui Elon mi ha sfidato. Se sarà d’accordo su un vero appuntamento, lo saprete da me. Fino ad allora, per favore tenere presente che tutto ciò che dice non sia stato concordato”. Il patron di Meta ha detto: “Condividerò i dettagli sul mio prossimo combattimento quando sarò pronto. Quando competo, voglio farlo in un modo che gli atleti di massimo livello siano protagonisti. Si può fare lavorando con organizzazioni professionali come l’Ufc per farcela bene e creare un eccellente programma”.
L’ipotesi che sia l’Italia ad ospitare il duello tra i due titani dell’era digitale ha innescato una gara tra gli amministratori locali. Tutti, o quasi, si candidano a ospitare la sfida tra Musk e Zuck. A cominciare da Pompei: “Abbiamo proposto l’Anfiteatro – ha detto il primo cittadino Carmine Lo Sapio all’Adn Kronos – da quel che ho capito non ci sarà un pubblico di migliaia di persone, per ragioni di sicurezza, ma sarà trasmesso in streaming sui social di tutto il mondo”. Non sarà un Travis Scott bis, insomma. Ma si è fatta avanti anche la Calabria e il governatore Roberto Occhiuto ha affermato in una nota: “Potrebbe essere una bella occasione, alternativa e fuori dai soliti schemi, per rievocare la storia millenaria delle civiltà più antiche, per far beneficenza, per promuovere il territorio”.
Ma non a tutti piace che Musk e Zuck possano incontrarsi in Italia. Carlo Calenda guida la batteria dei passatisti col ditino alzato: “Trovo semplicemente allucinante che il patrimonio culturale italiano venga messo a disposizione di due miliardari che vogliono darsele come adolescenti idioti. Altro che amor patrio e rispetto per la propria storia. E non è una questione di quanto pagano. Ci sono cose che semplicemente non sono in vendita”. Eppure, ovunque in Italia, si fanno concerti in mezzo alle aree archeologiche. Senza scomodare i Pink Floyd a Pompei, nel 1972. Lo segue a ruota Matteo Orfini: “Non c’è nulla di culturale nella pagliacciata di due miliardari che si picchiano. E continuare a paragonare un evento del genere ad eventi culturali è totalmente privo di senso e anche piuttosto offensivo”. Insomma, nessuno tocchi il “chiaro di luna”. La “cultura” italiana va difesa dalle pretese di due miliardari che hanno creato, dal nulla, un evento che frutterà miliardi di dollari. Ma certe cose, un Paese che ha la pretesa illusoria di vivere di turismo, non può certo lasciarsele scappare. Specialmente se vuole continuare, ormai fuori dal mondo, a vendere, a cifre che definire folli è ancora poco, colazioni, pranzi, cene e soggiorni in albergo.
Quanto sta avvenendo, in Italia, attorno al duello Musk-Zuck è la fotografia più plastica di un Paese che è rimasto, sostanzialmente, lo stesso da quando Filippo Tommaso Marinetti schiaffeggiò, a Venezia, il “chiaro di luna”. Il padre del Futurismo avrebbe voluto abbattere la città e farne un arsenale. Trovò una folla pronto a linciarlo. La stessa che inflaziona i social (di Musk e Zuck, tra l’altro) di commenti inutilmente saccenti.
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