Moussa Sangare, l’assassino di Sharon, aveva già ucciso?
Si addensano sempre più le ombre su Moussa Sangare, il 31enne italiano di origini africane reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne uccisa il 30 luglio scorso a Terno d’Isola, nella Bergamasca. Gli inquirenti vogliono chiarire alcuni contorni inquietanti, che potrebbero legarsi ad altri delitti simili, rimasti irrisolti, avvenuti nella zona e all’indole violenta del giovane, tanto che ora sulla vicenda si apre il giallo del serial killer. Moussa può essere implicato in altri omicidi? Ad alimentare i dubbi, un biglietto di un femminicidio, trovato nella tasca di Sangare, riguardo al quale il gip di Bergamo, Raffaella Mascarino, ha chiesto conto all’arrestato durante l’interrogatorio di convalida del fermo, disposto per le gravissime accuse di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Si tratta di alcuni appunti, scritti a mano da Sangare, su un femminicidio avvenuto nel veneziano il 21 gennaio 2021, quando il nigeriano Moses Ewere Osagie uccise sua moglie Victoria con una raffica di coltellate, inferte davanti agli occhi sgomenti dei tre bambini di 9, 6 e due anni. “Non so perché avessi quel biglietto, ero interessato a questa notizia”, ha risposto l’aspirante rapper al giudice, aggiungendo: “Guardo polizieschi e sono interessato a casi dove l’assassino utilizza i coltelli”. La stessa arma che Sangare ha usato per uccidere Sharon.
E davanti al gip ha ricostruito nei dettagli tutte le fasi del delitto Verzeni, in un racconto dell’orrore pronunciato senza emozione né pentimento. Nella tarda serata del 29 luglio, Sangare era uscito di casa con un coltello nello zaino, vagando senza meta per circa 40 minuti con la sua bici. Una volta arrivato in via Castegnate, si trova davanti Sharon, che passeggia da sola mentre ascolta musica con le cuffiette. Racconta l’assassino al gip: “Ho incrociato la ragazza prima da davanti. Non aveva la borsa; portava gli occhiali, avrei detto che avesse i capelli biondi; indossava jeans e aveva le cuffiette nelle orecchie. A quel punto l’ho seguita da dietro, l’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra e le ho detto “scusa per quello che sta per accadere”. Lei ha tolto le cuffiette quando si è sentita toccare. Ha sentito la frase. Ho preso il coltello. La prima coltellata l’ho data al petto e il coltello è rimbalzato. Lei stava scappando, sono sceso dalla bici, l’ho rincorsa e l’ho colpita alla schiena più volte, tre o quattro”. Mentre Moussa sferrava le coltellate mortali, Sharon ha urlato chiedendo “perché”, dicendo “sei un codardo, sei un bastardo”, ammette il reo confesso. “Poi ho ripreso la bici e velocemente mi sono allontanato”, conclude.
Una fuga durata un mese, nel corso del quale l’omicidio Verzeni ha seguito diverse piste, pure quella che dell’omicidio passionale. Tanto che il compagno della ragazza, Sergio Ruocco, è finito nella gogna mediatica del sospetto, nonostante lui avesse un alibi, non ci fosse il benché minimo indizio contro l’idraulico e la relazione tra la coppia andava bene da tredici anni, al punto che i due si dovevano sposare. Gli inquirenti hanno seguito pure la pista di Scientology, la setta fondata dallo scrittore di fantascienza Ron Hubbard, che ha seguaci in tutto il mondo, tra i quali figurano anche star di Hollywood come Tom Cruise e John Travolta. Ad accendere i riflettori sulla religione alcuni bonifici che Sharon aveva fatto a Scientology per partecipare ad alcuni corsi di rilassamento. La svolta dalle analisi della videosorveglianza, che proprio all’ora del delitto aveva ripreso un ciclista sfrecciare contromano in prossimità della scena del crimine. A contribuire nell’individuazione del misterioso uomo in bici due ragazzini, anche loro italiani di seconda generazione, i quali hanno raccontato ai carabinieri che, poco prima dell’omicidio di Sharon, erano stati minacciati con un coltello da Sangare. Un ragazzo dalla personalità violenta, denunciato più volte per aver tentato di uccidere sua sorella e che aveva dato fuoco alla casa che occupava.
Torna alle notizie in home