Esteri

Mossad-Qatar in azione per tregua a Gaza, Usa per quella in Libano

di Ernesto Ferrante -


Il capo del Mossad, David Barnea e i mediatori del Qatar hanno redatto una proposta di accordo da sottoporre ad Hamas che prevede il rilascio di tutte le donne e gli anziani tenuti in ostaggio a Gaza in cambio di una tregua di 30 giorni nei combattimenti e la liberazione dalle prigioni israeliane di un numero imprecisato di detenuti palestinesi.

La bozza, di cui ha dato notizia il sito israeliano “Ynet”, non include un ritiro delle truppe dello Stato ebraico dall’enclave palestinese. Gli Stati Uniti e il Qatar starebbero considerando di garantire anche questo ai miliziani islamisti dopo la liberazione di tutti gli ostaggi, nonostante l’insistenza del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel mantenere le truppe lungo il confine con l’Egitto.

Nel frattempo Brett McGurk e Amos Hochstein sono in missione in Israele per parlare con Netanyahu di un possibile cessate il fuoco tra israeliani e Hezbollah in Libano. Di idee opposte è il nuovo leader della formazione sciita libanese, Naim Qassem, che si è impegnato a realizzare il “piano di guerra” messo a punto dal suo precedessore Hassan Nasrallah, ucciso il 16 ottobre scorso in un raid degli israeliani.

Il conflitto in corso “è una guerra globale israelo-americana-europea con l’obiettivo di eliminare la resistenza nella regione”, ha sostenuto Qassem nel suo primo discorso in tv da capo.

Il segretario generale del Partito di Dio ha ribadito di non voler separare il fronte libanese da quello di Hamas contro lo Stato ebraico come era stato richiesto dall’Occidente, affermando che “sostenere Gaza era necessario per affrontare la minaccia israeliana all’intera regione”.

Naim Qassem ha poca fiducia nelle capacità di persuasione dell’Onu: “Ciò che ha spinto Israele fuori dal Libano è stata la resistenza, non le risoluzioni internazionali”. Il riferimento è alle risoluzioni delle Nazioni Unite e in particolare alla 1701 del Consiglio di sicurezza Onu. Nessun dubbio sull’esito del confronto militare: “Abbiamo tanti sacrifici davanti a noi, ma siamo fiduciosi che la vittoria sarà nostra”. Messaggio finale indirizzato ai mediatori. Sì alla fine delle ostilità, ma a patto che “le condizioni poste da Israele ci convengano”.


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