Salute

Monino, come ti curo l’artrosi del cane “Le staminali migliorano la qualità della vita”

di Claudio Capotosti -


Tutto è partito dai successi nel campo delle criticità tendinee nei cavalli.
Poi l’evoluzione nei cani affetti da artrosi.
Il trattamento con le cellule staminali è l’alleato d’elezione per riuscire a contenere e rallentare la patologia cronico-degenerativa.
Ne parliamo con il medico veterinario referente, Adriano Monino, direttore sanitario della clinica Animal Care in Friuli Venezia Giulia (Martignacco, provincia di Udine), che ha trattato quasi 300 cani e continua nell’applicazione del metodo che poggia su fondamenti scientificamente dimostrati.
Dottore, in pratica qual è il vantaggio delle staminali?
“Quello di promuovere la capacità dell’organismo di sintetizzare le sostanze necessarie al corretto funzionamento delle articolazioni. L’utilizzo delle staminali mira a disinfiammare, richiamando i fattori di crescita dal sangue; in questo modo l’organismo migliora e accelera il processo rigenerativo in un’ottica di ripristino dell’equilibrio fra crescita e degenerazione provocata dalla malattia responsabile di creare un processo infiammatorio”.
Non risolvono l’artrosi, ma la rallentano, giusto?
“Il problema meccanico ovviamente non può essere curato dalle staminali. L’artrosi è una patologia che andrà avanti per tutta la vita, non può essere bloccata. Il trattamento con le staminali però limita gli effetti della patologia nel tempo e consente di diminuire tutte le componenti che peggiorano la qualità di vita, in primis dolore e infiammazione. I cani trattati hanno dimostrato, nel modo di comportarsi, di avere molto meno dolore”.
Oltre al rallentamento della degenerazione, con le staminali che cosa si ottiene?
“Sicuramente un cane molto meno sofferente e in grado di riacquistare una buona qualità di vita è già un risultato, unitamente all’eliminazione, in certi casi forte diminuzione, di tutti i farmaci antidolorifici e antinfiammatori impiegati prima del trattamento”.
Addio farmaci quindi?
“Diciamo che in moltissimi casi, per un lungo periodo, in base anche al tipo di vita che conduce il cane ovviamente, non serve somministrare farmaci, ed è un altro risultato che impatta positivamente, visto che la gamma dei Fans può provocare, come negli esseri umani, effetti collaterali”.
Con le staminali non si rischia di incorrere in qualche effetto avverso?
“Noi non abbiamo riscontrato effetti avversi. Contrariamente agli interventi chirurgici di protesi, che richiedono un post operatorio durante il quale il cane deve svolgere un movimento controllato, nel caso delle cellule staminali invece il cane può stare libero e muoversi senza restrizioni”.
Quando operare e quando no?
“Questa valutazione viene lasciata agli ortopedici, diciamo però che, prima di un eventuale intervento, la strada delle staminali può essere percorsa proprio per i benefici correlati”.
Quali gli esiti?
“Nella quasi totalità dei casi abbiamo ottenuto feedback positivi da parte dei proprietari; ovvio che se arriva un cane con un’artrosi molto avanzata e un’età non più giovane, i risultati non possono essere in linea con l’aspettativa per un cane con l’artrosi meno sviluppata”.
L’ideale sarebbe poter intervenire con una diagnosi precoce?
“Se riusciamo a trattare il cane quando le condizioni delle articolazioni non sono arrivate ad un punto troppo avanzato di degenerazione, i margini di successo aumentano. Purtroppo vediamo cani con la patologia già ad uno stadio abbastanza avanzato”.
Quando si possono riscontrare i primi risultati?
“In media, dalla nostra esperienza, dopo un mese per la maggior parte dei pazienti, in altri casi già dopo i primi 15-20 giorni. Tutti i proprietari sono stati contenti di aver intrapreso questo percorso”.
Qual è l’età maggiormente rappresentata dei vostri pazienti?
“Circa 7-8 anni”.
Il paziente più anziano?
“13 anni”.
Le cellule vengono crioconservate e possono poi essere infuse nuovamente nelle articolazioni: quanti cani avete trattato per la seconda volta?
“Circa il 30 per cento; mediamente dopo 2-3 anni, qualcun altro anche dopo 5-6 anni”.
C’è qualche controindicazione al trattamento?
“Generalmente no. Però lo si sconsiglia in caso di processo tumorale in atto”.
Ci sono altri campi di studio sulle staminali in medicina veterinaria?
“C’è chi le sta testando per insufficienza renale, epatica, per criticità che colpiscono il fegato o il settore neurologico, ma si tratta di numeri ancora troppi esigui”.
La ricerca continua.

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