Missione giornalismo: “A patto che sia vero”, il monito del Papa
Siamo nell’era dell’apparenza, dove spesso l’informazione veloce diviene frenesia e bombardamento mediatico. Talvolta, perfino la singola notizia viene enfatizzata, per non dire esasperata, anche a causa dell’utilizzo spregiudicato dei social network. Partendo da tale postulato, rimane ancora più complesso muoversi in questa modernità dove non vi è nulla di facile o autentico. Pertanto, anche capire l’informazione cosiddetta verificata ed attendibile, rispetto a quella costruita ad arte ed ancorché poco veritiera, non è così facile. Al giorno d’oggi è come se fossimo, metaforicamente parlando, dei pesciolini rossi immersi in una vasca trasparente bombardati da migliaia di informazioni e notizie provenienti dai più disparati punti di vista e da ogni angolo del globo. Per giunta, senza avere gli strumenti utili al discernimento. Partendo da questa riflessione si può ritenere di fondamentale importanza l’evento della scorsa settimana: il “Giubileo della Comunicazione”. Nella giornata di sabato per quanto concerne l’udienza con il Santo Padre e per quella di domenica relativa alla messa officiata sempre da Papa Francesco, migliaia di giornalisti provenienti da svariate nazioni e paesi, hanno assistito agli eventi dedicati alla loro professione. Dopo il dialogo tra la premio Nobel Ressa e lo scrittore McCann, l’udienza del Pontefice (che non ha letto il testo scritto ma ha pronunciato un saluto a braccio) si è rivolto con queste parole ai giornalisti intervenuti: “Comunicare è uscire da sé stessi. Grazie del vostro lavoro, è importante. A patto che sia vero”.
Nel discorso preparato, invece, vi è un chiaro invito a difendere la libertà di stampa. Il pontefice, a tal fine, afferma: “per la scarcerazione dei giornalisti “ingiustamente” imprigionati e ricorda i reporter morti in guerra. “Nelle mani ho un discorso di 9 pagine. A quest’ora con lo stomaco che comincia a muoversi leggere un discorso di 9 pagine sarebbe una tortura…”, dice il Pontefice, sorridendo alla platea che ricambia con un applauso. Lo stesso che ha salutato il suo ingresso, circa un’ora prima del previsto, accompagnato dal coro in spagnolo: “¡Esta es la juventud del Papa. Bergoglio li ringrazia dicendo: “Grazie per quello che fate!”. Il Papa non manca di lasciare comunque un messaggio ai suoi ospiti. Un messaggio di gratitudine per un lavoro, quello giornalistico, “importante” per costruire la Chiesa e la società: “A patto che sia vero”. Comunicare è uscire un po’ da sé stessi, per dare del mio all’altro e la comunicazione non solo è l’uscita ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza, una grande saggezza. Inoltre, il giornalismo dovrebbe essere interpretato come una vocazione ed autentica missione. Per il Papa, quella del giornalista è più che una professione: “È una vocazione e una missione”. E i comunicatori hanno un ruolo fondamentale per la società di oggi: “Il linguaggio, l’atteggiamento, i toni, possono essere determinanti e fare la differenza tra una comunicazione che riaccende la speranza, crea ponti, apre porte, e una comunicazione che invece accresce le divisioni, le polarizzazioni, le semplificazioni della realtà”. La vostra è una responsabilità peculiare. Il vostro è un compito prezioso. I vostri strumenti di lavoro sono le parole e le immagini. Ma prima di esse lo studio e la riflessione, la capacità di vedere e di ascoltare; di mettervi dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto né ascoltato e anche di far rinascere – nel cuore di chi vi legge, vi ascolta, vi guarda – il senso del bene e del male e una nostalgia per il bene che raccontate e che, raccontando, testimoniate. Concludiamo con una riflessione che l’attuale Pontefice ha avuto modo di palesare durante il suo pontificato rispetto all’informazione. A tal proposito il Santo Padre ha affermato: “Stranamente, non abbiamo mai avuto più informazioni di adesso, ma continuiamo a non sapere che cosa succede”. Inoltre nel salutare i giornalisti presenti gli ha ricordato il netto no alla menzogna, e di promuovere la speranza.
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