Mirafiori, i sindacati aprono ai cinesi. Urso a Stellantis: incentivi solo per le auto prodotte in Italia
Mirafiori, per decenni baluardo ed emblema dell’automotive made in Italy, diventerà Chinafiori? Per i sindacati torinesi, tornati ad un appuntamento unitario, gli investimenti annunciati da Stellantis non bastano. Ed allora per Fim, Fiom e Uilm, può cadere anche un tabù aprendo senza particolari distinguo agli investimenti cinesi.
Il sindacalese dei tatticismi e delle espressioni stereotipate rimane (“Per Torino l’industria dell’automotive ha ancora un peso considerevole, è una sfida da affrontare con determinazione se si vuole preservare questa importante filiera economica. L’automotive è un settore strategico per il nostro territorio e per il Paese. Per far crescere l’economia torinese serve innanzi tutto preservare e rilanciare Mirafiori, lo stabilimento che più di tutti in questi anni ha pagato il prezzo della crisi e dei mancati investimenti”) ma poi tra i tre presenti – ci sono pure per Fim e Fiom Rocco Cutrì e Edi Lazzi – Luigi Paone della Uilm è esplicito, nelle aspettative di nuovi costruttori per Torino: “Nessun pregiudizio sui cinesi, purché rispettino le regole europee e italiane. Il tabù non ci deve essere per nessuno, tanto i cinesi andrebbero altrove. L’importante è che portino lavoro”.
I dati sconfortanti sono pressanti. In 20 anni più che dimezzata la produzione a Mirafiori, che era di 200mila autovetture. In 15 anni diminuiti quasi del 30% i lavoratori.
E per Stellantis arrivano pure i rimbrotti di Adolfo Urso. “Nel piano che presenteremo a gennaio gli incentivi auto di un miliardo di euro devono servire ad aumentare la produzione nazionale. Nel 2022, l’80% degli incentivi dati sono andati a macchine prodotte all’estero, il 40% a Stellantis che ha prodotto la metà delle macchine all’estero”. Una situazione “insostenibile: l’ho spiegato con chiarezza, o si inverte la tendenza e gli incentivi vanno a macchine prodotte in Italia, altrimenti dal prossimo anno ci concentreremo solo sull’offerta e non sulla domanda”.
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