Politica

PRIMA PAGINA-Migranti, il modello Italia per l’Europa

di Giuseppe Ariola -

La premier italiana, Giorgia Meloni, e il primo ministro albanese, Edi Rama, in conferenza stampa


All’indomani dell’esposto presentato alla Procura Nazionale Antimafia sui flussi di ingresso di lavoratori stranieri in Italia, Giorgia Meloni è volata ieri in Albania per una missione nell’ambito del protocollo tra Roma e Tirana per il rafforzamento della collaborazione in materia di immigrazione. I due centri per migranti previsti in Albania saranno pronti a entrare in funzione dal primo agosto e costeranno alle casse italiane 670 milioni di euro in cinque anni, 134 milioni l’anno. Un investimento, come l’ha definito la stessa presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa congiunta con il primo ministro albanese Edi Rama nell’hotspot di Shengjin, pari “al 7,5% delle spese connesse all’accoglienza dei migranti sul territorio nazionale”, risorse che “non sono da considerare un costo aggiuntivo”, ha sottolineato, anzi, comporteranno dei risparmi. Alla luce del numero di posti che si renderanno disponibili in entrambi i centri una volta operativi a pieno regime, che dovrebbero raggiungere quota 3 mila, “considerando i migranti non accolti in Italia, risparmieremmo 136 milioni di euro”, ha calcolato la premier. Restando sul fronte economico, la Meloni coglie anche l’occasione per replicare alle accuse dell’opposizione richiamando “i 17 miliardi di euro che sono andati nelle truffe del superbonus, soldi tolti ai malati per darli a dei truffatori. Quelle sono risorse che sono state spese non per risolvere dei problemi e che sono state gettate dalla finestra”. Sempre a proposito delle critiche che hanno accompagnato l’accordo con l’Albania ha poi ammonito come “nel momento in cui per attaccare il governo italiano si mette in mezzo un partner internazionale, si rischia di fare un danno non al governo ma all’Italia. Se qualcuno che è solidale con l’Italia, al di là del merito dell’accordo, viene inserito in una lotta del fango italiana, il rischio è che in futuro siano meno le nazioni disposte a fare accordi con noi”. Per il presidente del Consiglio, infatti, questo protocollo non solo è replicabile con altri stati, ma può addirittura porsi quale apripista di “una fase completamente nuova nella gestione del problema migratorio” e, addirittura, “potrebbe diventare una parte della soluzione strutturale dell’Unione Europea”. Un’alternativa, insomma, a quella scarsa ‘solidarietà’ comunitaria, da sempre denunciata dal centrodestra, sul fronte dei flussi migratori che continuano a pesare in maniera imponente sui paesi di primo approdo. Non a caso, Giorgia Meloni evidenzia che “qualche settimana fa circa 15 nazioni europee su 27, quindi la maggioranza degli Stati membri dell’Unione Europea ha sottoscritto e inviato un appello alla Commissione Europea sull’immigrazione, per chiedere tra le altre cose che l’Unione segua il modello italiano dell’accordo con l’Albania”. E sui giudizi negativi al protocollo è intervenuto anche il numero uno del governo di Tirana, secondo il quale “si fa tanto rumore per il solo fatto che l’Albania non è nell’Unione europea”, convinto che se l’hotspot di Shengjin fosse stato realizzato “in un’altra parte dell’Ue si sarebbe considerato normale. Invece, essendo qui lo considerano una Guantanamo, un lager”, ha accusato Edi Rama. A proposito delle polemiche che hanno accompagnato la giornata di ieri, è infine da segnalare la performance di Riccardo Magi fuori dal porto della città albanese, superata solamente dalle sceneggiate che si sono susseguite in Italia. Nell’inscenare una protesta contro il protocollo, il deputato di +Europa è stato bloccato e strattonato dalla sicurezza mentre cercava di interferire con il passaggio del corteo di auto che accompagnava la presidente del Consiglio italiana. Una brutta scena, notata dalla stessa Giorgia Meloni che ha fatto bloccare il convoglio ed è personalmente intervenuta a sostegno del parlamentare italiano, il quale non ha però saputo far meglio che proseguire con le polemiche, a cui sono seguite quelle di alcuni esponenti di Pd e Italia Viva, anche contro la premier che si era invece prodigata a favore di Magi.


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