Migranti, Battilocchio (Fi): “Gli accordi raggiunti sono solo un primo passo”
ALESSANDRO BATTILOCCHIO POLITICO
di EDOARDO SIRIGNANO
“Gli accordi raggiunti sono solo un primo passo. Ora si pensi a un piano Marshall sui migranti”. A dirlo Alessandro Battilocchio, responsabile nazionale dell’Ufficio Elettorale di Forza Italia che parla anche del futuro del suo partito e dei moderati.
Decisivi gli ultimi passi dell’Ue?
Nella riunione di ieri sono stati fatti passi importanti. Siamo di fronte a un cambio di paradigma. È passato il concetto della necessaria condivisione di responsabilità, solidarietà e oneri fra tutti i 27 Stati membri. Sono state introdotte novità importantissime.
A cosa si riferisce?
La solidarietà per la prima volta diventa un obbligo giuridico permanente, contenuto all’interno di un regolamento europeo e non più una concessione temporanea. Tutti i Paesi dell’Ue dovranno offrire solidarietà a seconda dei Pil e della popolazione, secondo un criterio di equità e quest’obbligo dovrà concretizzarsi in un minimo di 30mila ridistribuzioni ogni anno. Viene finalmente creato un nuovo fondo europeo gestito dalla Commissione per interventi nei Paesi terzi di origine e transito dei flussi.
Il problema dei migranti, quindi, può dirsi risolto?
Siamo solo all’inizio di un percorso. Ha detto bene il ministro Piantedosi. È in corso una trattativa fra Consiglio e Parlamento Europeo, dove possono essere ulteriori risvolti positivi. L’importante è fare gioco di squadra a Bruxelles, se necessario andando oltre gli steccati dei partiti.
I migranti irregolari, intanto, devono essere riportati da dove vengono solo in quelle realtà dette sicure…
Le azioni di ricollocamento possono avvenire solo laddove vengono garantiti determinati standard di sicurezza. Detto ciò, rispetto a una responsabilità che fino a ieri gravava solo sulle nostre spalle, si è certamente fatto un passo in avanti e non indietro.
La Lega e Piantedosi si accreditano il successo. È solo merito loro?
La maggioranza sul tema è compatta. Lo abbiamo dimostrato nei voti. Il problema del rispetto delle frontiere, del controllo dei confini, però, rappresenta una tessera in un puzzle. Forza Italia ha una posizione molto articolata, che parte dagli accordi con i Paesi di transito, ci riferiamo a quelli del Nord Africa, e finisce ai meccanismi di migrazione legale, ai sistemi di collocamento e di rimpatrio. C’è, poi, la grande questione del piano Marshall per l’Africa.
A cosa si riferisce?
A una risposta strutturale. Il problema non deve essere più trattato mediante la logica dell’emergenza. Nel 2050 avremo tre miliardi di abitanti in Africa. Ecco perché servono politiche che da una parte prevedano uno sviluppo e una crescita del continente africano e dall’altra difendano la nostra posizione geo-strategica. Nell’ultima riunione, ad esempio, si è parlato di sistema efficace di controllo europeo delle frontiere esterne, di registrazione degli ingressi, di screening sistematici di sicurezza sui migranti irregolari, di procedure di asilo accelerate e rimpatrio in frontiera. Tutti punti cui l’Italia si era mossa in anticipo. Basti pensare che alcune di queste misure erano contenute nel decreto Cutro.
Cambiando argomento, a parte la leadership indiscussa di Berlusconi e il protagonismo dei ministri, si sta pensando a una nuova organizzazione di Forza Italia?
Il partito è Berlusconi. È la nostra guida indiscussa. Soltanto lui saprà indicare la strada. Detto ciò, stiamo facendo bene squadra. Stiamo vivendo una fase positiva. Riscontro sui territori un grande spazio politico che non possiamo lasciarci sfuggire.
Tutto ciò passa per un obbligatorio ricambio generazionale…
Fi, a differenza di altri, si è sempre innovata. Ha avuto ministri giovanissimi. Ha sempre promosso il ricambio della sua classe dirigente, con i fatti e non solo a parole.
Qualora dovesse essere chiamato a un ruolo di primo piano. Si vocifera, ad esempio, del coordinamento dell’intero Centro Italia. Darà una disponibilità?
È tutto fantapolitica. Sono stato nominato qualche giorno fa da Berlusconi responsabile elettorale nazionale. È già un lavoro molto impegnativo.
I dati delle amministrative dicono che si è fatto meglio rispetto al passato?
Oltre ai numeri positivi delle comunali, lo spazio politico per Fi destinato a crescere nel tempo, così come per l’area moderata della coalizione. Lo riscontro nelle comunità, dove c’è attenzione per il nostro progetto. Tanti i nuovi ingressi.
Avvicinandoci alle europee e immaginando un blocco unico moderato, avete pensato a un’intesa con i centristi vicini a Renzi?
Se ci saranno delle altre forze che vogliono convergere rispetto a questa posizione, l’approccio sarà inclusivo. La nostra stella polare, però, resta il Ppe.
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