Ambiente

Metaneia, l’osservatorio sulle emissioni di metano nell’energy

di Angelo Vitale -


Nasce Metaneia, il primo Osservatorio italiano sulle emissioni di metano nel settore energetico promosso da Legambiente con la media partnership de La Nuova Ecologia. Con la presentazione dell’Osservatorio prende anche avvio la seconda edizione della campagna ‘C’è puzza di Gas’, realizzata da Legambiente con il supporto di Clean Air Task Force (Catf).

L’Osservatorio, spiega Legambiente, “punta ad essere uno strumento che oltre ad arricchire le attività di conoscenza e informazione sulle dispersioni che coinvolgono le infrastrutture che fanno parte dell’intera filiera delle fonti fossili (dalle centrali elettriche, a quelle di compressione, ai gasdotti, ai pozzi estrattivi, impianti di stoccaggio), si pone l’obiettivo di diventare punto di riferimento in tema di emissioni di metano nel settore energetico in Italia, la cui incidenza, è pari al 17% rispetto al totale nazionale. Numeri importanti pensando alla sfida climatica. Non a caso, l’abbattimento delle sole emissioni del settore energetico, a livello mondiale, potrebbe contribuire a contenere il cambiamento climatico dello 0.1°C rispetto all’obiettivo dell’1,5°C fissato al 2040, con un’incidenza di circa il 7%”.

“Tutto questo – osserva l’associazione – si inserisce in un contesto nel quale la transizione energetica invece di passare per le rinnovabili, transita per il gas fossile con l’obiettivo di rendere l’Italia hub del gas verso l’Europa. Una strategia energetica gas centrata che non sembra però considerare il problema degli sprechi del gas stesso legati alle emissioni di metano che si sviluppano lungo l’intera filiera delle fonti fossili. Dispersioni stimate, da alcuni studi, intorno ai 3,2-3,9 miliardi di metri cubi di gas l’anno per le sole infrastrutture che trasportano gas verso l’Italia. Perdite legate spesso a scarsa manutenzione, a problemi strutturali o a pratiche di venting e flaring, che rappresentano un enorme spreco di risorse, oltre che una grave minaccia per il clima. Il metano è infatti un gas fino a 86 volte più climalterante dell’anidride carbonica”.

“È paradossale che un Paese come l’Italia che potrebbe affermarsi come hub delle rinnovabili per l’Europa, scelga la via totalmente in antitesi con gli obiettivi di decarbonizzazione, puntando a diventare hub del gas – dichiara Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente – E lo fa oltretutto senza conoscere quelli che sono gli sprechi che ruotano intorno alla risorsa principale sulla quale si fonda l’intera impalcatura della strategia energetica di questo Paese. Sprechi che incidono sulla strategia energetica e climatica e che oggi, con gli strumenti e le conoscenze che ci sono, non possono più essere accettabili. Soprattutto se consideriamo che spesso, come testimoniano le varie indagini condotte in questi anni, queste sono legate anche alla scarsa o mancata manutenzione. Per questo siamo convinti che sia necessaria una regolamentazione stringente sia a livello internazionale che nazionale. Con normative adeguate e che obblighino le imprese a controlli frequenti e interventi su tutte le fuoriuscite. A maggior ragione dal momento in cui, con i prezzi del gas del 2022, l’80% delle misure per contenere le emissioni di gas fossile sarebbero a costo netto zero, proprio grazie al gas non sprecato. Nonostante ciò, il tema delle emissioni di metano continua ad essere sconosciuto e non affrontato”.

La presentazione dell’Osservatorio è stata anche l’occasione per ribadire le richieste di intervento sul tema. Quattro gli ambiti d’intervento identificati e riportati anche all’interno di Metaneia: “L’obbligo di introdurre standard sulle importazioni; l’urgenza di introdurre misure che obblighino le imprese a misurare e comunicare i dati di emissioni di gas metano almeno una volta l’anno ad un soggetto competente e rendendoli pubblici; l’obbligo di identificare criteri, modalità e standard che regolamentino le attività di rilevamento e riparazione delle perdite (Ldar); il divieto di adottare pratiche quali il ‘venting’ ed il ‘flaring’ tra le più inquinanti utilizzate in molti siti industriali”.


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