Attualità

Mercato auto in crisi, cosa succederà se chiude pure la Volkswagen in Germania?

di Angelo Vitale -


Dopo 87 anni, è la prima volta per Volkswagen. Un mito dell’industria della Germania di fronte alla crisi dell’auto. In Italia il flop di Stellantis nelle immatricolazioni, il tracollo delle auto elettriche, un mercato che va in confusione pure in presenza degli incentivi statali. In Germania il colosso dell’automotive – che è
proprietario anche di Audi, Seat, Cupra, Škoda Auto, Bentley, Lamborghini e Porsche – pensa di chiudere. E tiene pronto un piano tutto lacrime e sangue, per tagliare dieci miliardi di euro di spese entro il 2026.

Chiuderebbero una grande fabbrica di automobili e un impianto di produzione di componenti: nel mirino del Gruppo gli stabilimenti di Osnabrück, in Bassa Sassonia, e di Dresda, in Sassonia. Sarebbe prossima
la rottura di un patto trentennale con i sindacati – Volkswagen impiega 680mila lavoratori in tutto il mondo, 300mila solo in Germania – che diceva no ai licenziamenti fino al 2029. Probabilmente salteranno
le teste di alti dirigenti, come avvenuto in passato allorquando il tema “occupazione” era diventato
un nervo scoperto.

Una svolta che è dell’intera Germania, un Paese che ha vantato sempre il ruolo di chi sa decidere per tempo come uscire da una crisi economica e industriale. La spia di un deciso arretramento, in un mercato la cui evoluzione è evidentemente diventata troppo indecifrabile in casa Volkswagen. Il suo ad Oliver
Blume è sconsolato: “La Germania come sede di produzione sta perdendo competitività”. E poi solo
per pudore nasconde il nome dei “nuovi operatori” che stanno entrando in Europa.


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