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Meloni: “Soddisfatta della bozza sui migranti” ma l’Europa parla solo di armi e aiuti di Stato

di Maurizio Zoppi -


La premier Giorgia Meloni ha partecipato alla prima giornata del Consiglio Europeo in programma ieri e oggi a Bruxelles. La leader di Fratelli di Italia che in questi giorni ha reso numerose dichiarazioni rispetto al ruolo dell’Unione Europea rispetto al traffico di vite umane verso l’Italia, cerca di dettare l’agenda dei lavori a Bruxelles, attraverso numerosi punti riguardanti la tematica. Una questione che ad oggi è stata inserita come ultimo punto dell’ordine del giorno, nella sessione dei lavori. Numerose sono le aspettative da parte del governo italiano, in merito ad una presa di posizione e responsabilità oggettiva da parte di Bruxelles che da troppi anni fa “orecchie da mercante” rispetto alle “traversate della morte”. Ciclicamente, l’Unione Europea mostra il fianco ai suoi detrattori lasciando la gestione del fenomeno migratorio al di fuori del diritto e in balia degli indirizzi politici interni nonché delle opache intese politiche tra gli Stati, membri e non. Le leggi ci sono ma spesso restano carta morta, sia per la loro discrezionalità sia per la natura volontaria dei meccanismi di cooperazione. Il tutto è avvallato da un procedimento sanzionatorio poco efficiente a livello comunitario a cui si aggiungono i farraginosi tempi degli apparati burocratici, che devono ad esempio risolvere le richieste di soggiorno o di protezione internazionale, una delle condizioni che può estinguere lo status di migrante irregolare. Questi ultimi, sullo scacchiere geopolitico dell’Unione Europea, finiscono per essere pedoni a cui è possibile sottrarre il benessere in virtù di interessi “superiori”. Tra questi figura di certo l’economia, il cui settore sommerso si alimenta di manodopera a basso prezzo e sostanzialmente priva di protezione. Si pensi al caporalato o alla criminalità organizzata, fenomeni che facilmente penetrano e influenzano la vita di chi è privo di prospettive.
Durante il punto stampa prima dell’inizio del vertice dei 27 capi di Stato e di governo, la presidente del Consiglio si è detta “soddisfatta della bozza di conclusioni, che chiede alla Commissione di procedere spedita” sul tema dell’immigrazione. Ma sul tavolo del vertice, secondo l’agenda ufficiale, ci sono in primis, come succede da anni, altri temi: dalla conferma del sostegno a Kiev (si è collegato tramite web, anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky), con il previsto ok ufficiale al piano di acquisti comuni di armi, all’economia, con il dibattito cruciale sul nuovo Patto di stabilità e sul piano europeo di risposta ai sussidi americani (e cinesi). Sullo sfondo, almeno a priori, la questione dell’immigrazione, su cui pure la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen aveva promesso nelle scorse settimane un salto di qualità nell’impegno comune europeo dopo la strage di Cutro.
Un salto di qualità che viene promesso da anni. Ma andiamo con ordine: il 25 novembre scorso, il Consiglio Affari Interni ha dato il via libera al Piano d’azione per il Mediterraneo centrale presentato dalla Commissione qualche giorno prima. Come è noto, si tratta di tre linee direttive per affrontare una volta per tutte, il fenomeno migratorio: agire nella fase di ricerca e soccorso in modo più coordinato, perfezionare l’implementazione del meccanismo di solidarietà concordato a giugno scorso e lavorare su una maggiore collaborazione con i Paesi del Nord Africa per prevenire le partenze.
Insomma temi che ad oggi sono stati chiesti esplicitamente dal governo Meloni a seguito della strage di Cutro. Ma proprio sulla collaborazione con i paesi africani che Bruxelles svela sul serio le proprie carte. Bloccare il fenomeno migratorio per non gestire sbarchi e successiva collocazione dei migranti, evitando così altre crisi in stile: governi di Parigi e Roma. Le dichiarazioni di Catherine Woollard, direttrice dell’European Council on Refugees and Exiles (ECRE), danno il termometro di ciò che è la politica europea rispetto al fenomeno migratorio.
“L’Egitto e la Tunisia non vogliono assumersi maggiori responsabilità, la Libia può essere comprata perché è gestita da milizie in cerca di rendita ma non può essere considerata parte di alcuna soluzione, viste le orribili violazioni in corso. Pertanto, la priorità dell’Unione Europea dovrebbe essere il raggiungimento di accordi tra i Paesi membri”. La direttrice lancia delle bordate all’Ue affermando: “Il paradosso è che, la Commissione minimizza le sue responsabilità nel garantire un accordo a livello europeo adducendo come giustificazione il fatto che le attività di ricerca e soccorso non fanno parte dell’ordinamento giuridico comunitario ma poi sostiene di poter garantire un’azione da parte di Paesi terzi che non hanno motivo di aiutare l’Europa”.

Eppure, le leggi che regolamentano il fenomeno migratorio esistono. O, quantomeno, ne esistono alcuni capisaldi, che dovrebbero costituire il punto fermo per la trattazione del fenomeno a livello europeo. E la premier Meloni, ne è al corrente. La quale, ricoprendo il suo ruolo politico non può fare altro che affermare: “Possiamo confermare il fatto che il tema dell’immigrazione oggi è considerato centrale, una cosa se vogliamo impensabile sino a qualche mese fa, e che viene seguito passo a passo dal Consiglio. E questa è una ottima notizia”.


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