Meloni aveva visto giusto: maxifrode per milioni di euro con i Click day degli immigrati, 36 arresti
Decreti flussi e immigrati: il governo voleva vederci chiaro e la premier Giorgia Meloni presentò una denuncia che fece rumore, consegnandola al procuratore nazionale antimafia, oggi 36 arresti in Campania, tra Napoli, Salerno e Caserta, un’operazione che ha svelato jn giro di milioni di euro, coinvolgendo 2mila immigrati nel loro ingresso in Italia. Sono accusate di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, corruzione, falso in atto pubblico e autoriciclaggio, nell’ambito di un’inchiesta ora alle cronache per un’ordinanza emessa dal Gip di Salerno. A eseguire gli arresti i carabinieri del Nucleo per la tutela del lavoro, con la collaborazione dei militari della Guardia di Finanza di Salerno, che hanno pure sequestrato somme di denaro.
L’organizzazione operava fin dal 2020 forzando fraudolentemente la normativa disciplinata dai decreti flussi e emersione. Le indagini della Procura Distrettuale di Salerno in collegamento con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo hanno portato alla luce un volume di affari illeciti per un ammontare di diversi milioni di euro, cui concorrevano, con vari ruoli, cittadini italiani e stranieri. Una rete che aveva coinvolto fino a 2.000 extracomunitari, dei quali era stata verificata la disponibilità a pagare anche elevate somme di denaro – tra 6 e 7mila euro ciascuno – pur di ottenere un valido titolo di soggiorno in Italia. Per loro, preparate altrettante richieste fittizie di nullaosta al lavoro nell’ambito dei decreti flussi ed emersione, avvalendosi di aziende compiacenti e perfino create proprio per l’occasione, di professionisti e intermediari, pubblici e privati, tutti finiti nelle risultanze delle indagini tecniche svolte dai carabinieri e grazie all’analisi della documentazione acquisita presso gli Sportelli Unici delle prefetture campane, in particolare quelle di Napoli e Salerno.
I famigerati Click day che avevano allertato Palazzo Chigi, al centro dell’inchiesta. I cittadini stranieri si prestavano a diventare intermediari nei confronti dei loro connazionali che volevano arrivare e rimanere in Italia, i datori di lavoro compiacenti, dietro compenso, attestavano falsamente il possesso dei requisiti previsti per l’inoltro delle domande, una serie di faccendieri raccoglievano carte e si occupavano di creare la la falsa documentazione utile al buon esito delle istanze, i patronati compiacenti, dietro compenso, utilizzavano le occasioni dei Click day per inoltrare telematicamente le richieste di rilascio di nullaosta al lavoro in favore dei cittadini extracomunitari, corrotti pubblici ufficiali degli Ispettorati Territoriali del Lavoro di Salerno e Napoli, in cambio di denaro, garantivano l’esito favorevole delle istanze e l’emissione dei falsi titoli d’ingresso o di soggiorno. Collegata alla prima e importante fase della maxifrode, altre persone che riciclavano i proventi illeciti raccolti dai cittadini stranieri immigrati arrivati in Italia, spesso perfino a fronte dell’emissione di false fatture di copertura. Per la prima volta, disvelato con tanti dettagli uno dei perché dell’immigrazione clandestina in Italia.
Il sistema organizzativo collegato alla normativa allora vigente, ha spiegato il procuratore Giuseppe Borrelli, non funzionava e aveva permesso il via di questa organizzazione, arrivata anche a prevedere sinergie operative tra gruppi che operavano in zone diverse, sempre ai fini di frodare le procedure.
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