Mediterraneo, opportunità mancate senza Zee e sovranità marittima
L’immobilismo sui confini marittimi e lo stallo della diplomazia continua a caratterizzare la politica estera italiana nel Mediterraneo. È quanto emerge dalla risposta scritta del sottosegretario di Stato per il ministero degli Affari Esteri Giorgio Silli all’atto ispettivo della senatrice di Italia Viva Danfe Musolino, sulla mancata conclusione dell’iter per l’istituzione della zona economica esclusiva (zee) nel Mediterraneo, prevista dalla Convenzione della Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982.
L’esponente renziana a Palazzo Madama ha incalzato il governo Meloni su uno dei temi strategici del rogramma elettorale, che ha incassato la fiducia degli elettori per la guida del paese: la tutela e la valorizzazione economica del mare con particolare riferimento all’archeologia subacquea, al turismo, alle iniziative a favore della pesca e dell’acquacoltura e dello sfruttamento delle risorse energetiche.
La centralità delle politiche del mare dell’esecutivo di centrodestra, anche attraverso gli interventi economici previsti dal Piano Mattei e l’adozione dello strumento di programmazione triennale (Piano del
Mare), si scontra con l’inerzia in merito alla difesa dei propri confini marittimi, alla sicurezza nazionale e agli interessi economici nel Mediterraneo.
A sottolinearlo la senatrice Musolino: “Sulla tempistica per il completamento dell’iter per l’istituzione della zee ed il successivo avvio dei negoziati con tutti gli Stati titolari di una propria zona economica esclusiva nel Mediterraneo, non abbiamo ottenuto alcuna risposta esaustiva, limitandosi il sottosegretario Silli ad
affermazioni generiche circa una parziale istituzione della Zee entro la fine dell’anno, che ovviamente non è arrivata. Nessun passo in avanti ma soltanto propaganda elettorale da parte del governo Meloni”.
Per la senatrice siciliana, è inadeguata anche l’argomentazione addotta relativamente allo stato di salute della diplomazia italiana con i paesi mediterranei frontalieri o adiacenti le coste nazionali. “Anche sullo stato dei rapporti diplomatici con i paesi titolari di zee nel Mediterraneo, la risposta di Silli è stata poco incisiva, limitandosi a richiami datati di negoziati avviati e mai conclusi. E’ paradossale che con la Tunisia sia tutto fermo al 2015, nonostante la dichiarazione unilaterale della Zee risalga a 10 anni prima e negli
ultimi mesi il premier italiano si sia recato più volte a Tunisi”.
Un silenzio assordante, quindi, alimenta il vuoto giurisdizionale in quel Mediterraneo parcellizzato, che è sempre più polveriera pronta ad esplodere. Nuovi equilibri internazionali, mutato quadro geopolitico,
militarizzazione di vaste aree, guerre nel Mediterraneo: sono tutti temi che richiedono una maggiore attenzione e un’efficace azione politica, in materia di delimitazione degli spazi marittimi, che non si riscontra ancora nell’azione del governo.
Eppure la parcellizzazione del Mediterraneo avrebbe dovuto spingere l’Italia ad un’azione energica ed efficace per difendere gli interessi nazionali, perché è dentro le 200 miglia della zee che è possibile collocare installazioni per fini militari e di sicurezza, esercitare la sovranità per l’estrazione e la gestione delle risorse naturali, anche ai fini della pesca. E’ cambiato lo scenario internazionale a causa delle mutate regole del commercio globale, della scarsità di materie prime, del sovrappopolamento dei pianeta, della
desertificazione di ampie aree del globo, dell’inquinamento e del cambiamento climatico; gli stati si stanno attrezzando per essere resilienti, attraverso il controllo di ampie aree di mare per commerciare ed estrarre risorse alimentari ed energetiche. E l’Italia? Dalla risposta all’interrogazione della senatrice Musolino non è emerso nulla di confortante. Saprà il governo Meloni cogliere l’opportunità che si è presentata a seguito dei mutati equilibri geopolitici nel Mediterraneo per un cambio di rotta nella difesa degli cinteressi strategici nazionali?
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