Lad Mediobanca Alberto Nagel alla conferenza stampa a Mediobanca per presentare lofferta pubblica pubblica su Banca Generali Milano 28 Aprile 2025
ANSA/MATTEO CORNER
Mediobanca va all’assalto di Banca Generali, l’ultima puntata (ma solo in ordine di tempo) del risiko bancario italiano che si sta facendo più appassionante di una serie tv. Sul tavolo c’è un’offerta pubblica di scambio da 6,3 miliardi di euro. Pagabili in azioni Generali: una ogni 1,7 azioni della Banca, per un valore stimato in circa 54,17 euro l’una che riconosce un premio superiore all’11%. La mossa è arrivata a distanza di pochissimi giorni dall’assemblea dei soci di Mogliano Veneto dove, a vincere, è stata proprio la cordata guidata da Mediobanca con la riconferma dell’ad Philippe Donnet. Ieri mattina, il consiglio d’amministrazione di Piazzetta Cuccia ha dato l’ok alla proposta presentata da Alberto Nagel, con la sola astensione dei due rappresentanti di Delfin, la finanziaria di casa Del Vecchio. Se l’operazione andasse in porto, Mediobanca cederebbe ogni sua partecipazione in Generali ma acquisirebbe la Banca del Leone a cui imporrebbe il suo marchio nell’ottica strategica del “one-brand one-culture”. Ora toccherà all’assemblea di Mediobanca dare il via libera all’Ops. Ed è qui che si consumerà il secondo atto della vicenda. Già, perché su Nagel e piazzetta Cuccia incombe l’offerta presentata da Mps che ha fatto scattare la passivity rule, la norma che impone una sorta di “congelamento” delle attività (tranne quelle “difensive”) per non ostacolare le offerte pubbliche. Alberto Nagel, ad Mediobanca, non se ne è fatto un cruccio e, anzi, ha riferito: “Usando tutte le nostre azioni Generali possiamo fare l’operazione senza toccare il capitale di Mediobanca o chiedere capitale ai nostri azionisti. L’Ops su Generali ha coinciso con il fatto che siamo in passivity rule perché siamo sotto offerta Monte Paschi. Noi dobbiamo andare in assemblea ordinaria di Mediobanca il 16 giugno in cui spiegheremo perché vale la pena approvare questo progetto che cambia il volto di Mediobanca e secondo noi lo cambia in meglio”. L’altro (grande) tema è quello della golden power. Che non spaventa Nagel: “Abbiamo già avviato preliminarmente interlocuzioni con le autorità e penso rientri nella disciplina del golden power. Dal punto di vista del golden power è semplice, si tratta di due banche italiane. Si viene a creare leader italiano nella gestione del risparmio, e la leader italiana (ossia Giorgia Meloni ndr) ha proprio invocato questo. Non penso ci saranno difficoltà”. Qualche difficoltà, però, potranno farla Caltagirone e Delfin ma Nagel minimizza: “Sono nostri azionisti e cerchiamo di fare operazioni valide per i nostri azionisti: si tratta di un’operazione concepita cinque anni fa e non c’entra nulla con il nostro azionariato”. Sarà, ma i conti si faranno in assemblea. Preferibilmente, ordinaria. Almeno secondo l’ad non occorrerà convocarne una straordinaria: “Basterà il 50% più uno dei votanti. Non tocchiamo statuto e capitale: è una delibera da assemblea ordinaria”. La data era già segnata in rosso sull’agenda politico-economica del Paese: 16 giugno. Intanto lo scenario si fa (ancora) più frastagliato, lo scontro si indurisce e le fazioni iniziano a prendere posizione. C’è Unicredit, alle prese con BancoBpm che ha già rigettato con sdegno la proposta da 10,1 miliardi e che si ritrova delusa dal governo italiano per i paletti imposti con la golden power. C’è Intesa San Paolo che, dalla “fusione” Banca Generali-Mediobanca si ritroverebbe scalzata dal primato nel wealth management che tuttora detiene con Fideuram. Anche per questo, per la creazione di un polo leader nella gestione dei patrimoni, i mercati hanno premiato Banca Generali, il cui titolo, ieri, ha superato il 6% di rialzo mentre la “casa madre” del Leone ha accusato una flessione di poco superiore all’1%.
Come ogni serie tv che si rispetti, quella avanzata da Mediobanca è solo una delle Ops, delle “battaglie” finanziarie che agitano il mondo dell’alta finanza italiana. In cinque mesi, di offerte pubbliche, ne sono state presentate ben 6. Unicredit ha lanciato l’Ops su BancoBpm, che a sua volta aveva intenzione, come ha fatto, di proporre un’Opa su Anima holding. Mentre si battagliava tra Gae Aulenti e piazza Meda, da Siena arrivava la proposta di un’Ops su Mediobanca. Subito rigettata da piazzetta Cuccia, fatto che aveva spinto Rocca Salimbeni a rilanciare aumentando il capitale sociale per farsi trovare pronti alla bisogna. Queste le operazioni più succose da cui deriveranno gli equilibri nuovi del mercato bancario italiano, a completare il quadro due sottotrame non da poco. L’offerta pubblica di scambio e acquisto presentata da Ifis su Illimity, cofondata dall’ex ministro Corrado Passera, per una somma globale pari a 298,5 milioni e poi l’operazione da 4,3 miliardi di Bper Banca che ha presentato un’Ops sulla Banca Popolare di Sondrio (azionista principale Unipol) che, invece, vuol restare “sola” ma che ha ottenuto l’ok, senza paletti, da parte del governo e che a giugno punta a raggranellare (almeno) il 35% delle azioni.