Medico italiano e suo figlio da 4 mesi in carcere nello Sri Lanka per aver rubato farfalle
La notizia ha dell’inverosimile per come questa storia è nata, si è sviluppata e probabilmente avrà un esito, ma è completamente vera: un medico italiano e suo figlio sono in carcere nello Sri Lanka da poco meno di 4 mesi per aver rubato delle farfalle.
Se ne sta occupando perfino la Farnesina, abituata peraltro a trattare carcerazioni di italiani all’estero di tutt’altro tenore, perché la vicenda è comunque assai seria. L’ha raccontata Il Resto del Carlino scoprendo che dall’8 maggio nel Paese asiatico sono in carcere il 68enne modenese Luigi Ferrari e suo figlio Mattia di 20 anni. L’accusa è aver rubato nell’area naturalistica di Yala poco meno di 300 farfalle. I ranger li avevano subito fermati senza voler poi sentire alcuna ragione dopo aver ispezionato i loro zaini. Così Ferrari e suo figlio sono finiti in galera e un tribunale – la più recente udienza del processo si è svolta circa una settimana fa – sta trattando attentamente il loro caso.
Ferrari è un appassionato di entomologia. Ora i suoi amici modenesi e quelli riuniti in un’associazione di appassionati provano a minimizzare, sostenendo che le farfalle rubate non appartengono a specie protette, perché esemplari poco costosi.
Nello Sri Lanka la pensano assai diversamente. La Farnesina, che sta monitorando attentamente la loro situazione attraverso l’ambasciata dell’Italia a Colombo – mentre la moglie del medico e il loro avvocato hanno da giorni raggiunto il Paese – , prevede che presto torneranno a casa: le infrazioni commesse sono state riconsiderate, il pagamento di una sanzione consentirà loro di poter salire su un aereo per poter tornare in Italia.
Ma la passione per l’entomologia costerà ai due italiani non poco. Si parla di una maxi-multa di centinaia di migliaia di euro da pagare prima di essere liberati e partire per l’Italia. Oggettivamente un salasso, per tempi assai diversi da quelli in cui, quasi un secolo fa, una “collezione di farfalle” da vedere finiva facilmente nelle canzoni di un tabarin.
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