Medicina, allarme specializzandi: slittamenti e numeri da ospedali vuoti
Il decreto del Mur allunga le tempistiche di scelta e assegnazione delle scuole di specializzazione con slittamenti per 14 mila medici specializzandi. Parla il presidente dell’Als Massimo Minerva: “Paghiamo l’incapacità di gestione e di programmazione”
Il Ministero dell’Università e della Ricerca rinvia tutto. Con un decreto, datato 6 settembre 2023, il Mur ha rivisto la tabella di marcia per la scelta e l’assegnazione alle scuole di specializzazione di Medicina, optando per uno slittamento di 18 giorni. E così, la procedura prevista con data d’inizio nell’arco temporale dall’8 al 18 settembre, ora si terrà dal 26 settembre al 6 ottobre, con immatricolazione fissata per il 16 ottobre, lasciando però la data di inizio delle attività didattiche invariata al 1° novembre 2023. Una decisione che arriva con soli due giorni di preavviso sulla data già prevista – dallo stesso Mur – per i 14mila medici che ora avranno appena una manciata di giorni per la cosiddetta “presa di servizio”. Uno slittamento che non solo potrebbe avere gravi conseguenze sul futuro degli specializzandi, ma che fa anche emergere una serie di problematiche per l’intero sistema.
“Un disagio enorme” spiega Massimo Minerva, fondatore e presidente dell’associazione Als (Associazione Liberi Specializzandi): non solo per il danno morale e d’ansia per gli strettissimi tempi di organizzazione per il trasferimento nella nuova sede di lavoro, ma che ha anche come risvolto un danno economico importante. “Siamo in una fase – spiega Minerva – in cui il numero delle borse di studio che vengono bandite è superiore al numero delle assegnazioni, con conseguenze economiche sulle casse pubbliche”. È accaduto anche lo scorso anno: nel 2022 sono rimasti non assegnati oltre 2mila posti (circa il 15%) per una spesa – inutilizzata – di 230 milioni di euro. Per il 2023, a causa di questo slittamento, si prospetta che i posti non assegnati saranno ancora di più, circa il 20%: perché diminuendo i giorni delle assegnazioni e degli scorrimenti da cinque (come da prima tabella di marcia) a tre, diminuiranno anche i numeri delle assegnazioni e quindi un maggiore danno economico per i fondi pubblici.
Un ritardo, spiega Minerva “che mostra l’incapacità del Ministero” soprattutto in un momento in cui la problematica della carenza dei medici è all’ordine del giorno. Una conseguenza di una mala gestione che parte da lontano: “Nel 2017 ad esempio – anno in cui il numero dei posti da assegnare era minore – la Conferenza Stato Regioni aveva proposto un’assegnazione di 300 posti per la specializzazione in medicina d’urgenza, un numero ridotto a 120 dal Ministero”. Ciò significa, spiega il presidente Als “che nel 2022 sono usciti circa 110 specialisti in medicina d’urgenza, che non bastano per la provincia di Milano, figuriamoci per l’Italia”. Numeri che poi, negli anni successivi, sono stati progressivamente alzati e che continuano ad aumentare, come aumentano i numeri dei posti alla facoltà di Medicina, senza considerare che la problematica è più che mai attuale e che i nuovi studenti saranno medici formati tra almeno dieci anni. Eppure, spiega Minerva, “le programmazioni a lungo termine si possono fare”.
Ma come? “Sapendo che oggi entrano a Medicina 18mila studenti, sappiamo che circa 15mila di questi medici saranno pronti tra dieci anni. Ma tra dieci anni saranno solo 6.500 i medici che andranno in pensione”. Una inversione di tendenza, rispetto alla realtà attuale in cui il numero dei neolaureati non basta a coprire quello dei professionisti uscenti. “Una carenza – racconta Minerva – che continuerà per due/tre anni e che peggiorerà. Poi si invertirà la tendenza, fino ad arrivare, tra 8-10 anni, a un sovrannumero inutile e costosissimo”. Una mancanza di programmazione che si protrae ad oggi e che “mostra l’assoluta incompetenza del Mur”. Ora Als, insieme ad Anaao Giovani e Gmi, chiede un “rapido confronto con il Ministero dell’Università affinché si faccia chiarezza sui ritardi concorsuali e si attuino provvedimenti”, tra gli altri “lo slittamento di 30 giorni della presa di servizio”.
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