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Mattarella e Meloni a fianco dei Papi, ma la famiglia: l’orsa non sia uccisa

di Ivano Tolettini -


Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e la premier Giorgia Meloni si sono messi in contatto personalmente con la famiglia del runner trentino, Andrea Papi, sbranato dall’orsa Jj4 lo scorso 5 aprile sulle montagne trentine, per far sentire la solidarietà dei massimi vertici istituzionali e degli italiani. La notizia è resa nota pochi giorni prima che il Consiglio di Stato, l’altro giorno, accogliesse il ricorso di Lndc Animal Protection (Lega nazionale per la difesa del cane), Enpa (Ente nazionale protezione animali), Lav Italia (Lega anti vivisezione) e Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) e sospendesse l’ordinanza di abbattimento degli orsi Jj4 e Mj5 firmata dal presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. La trattazione del merito è stata fissata il 14 dicembre prossimo. “Stiamo festeggiando questa bella notizia”, afferma l’altro giorno Stefano Fuccelli, presidente della Pae (il Partito Animalista Europeo) in prima fila contro l’uccisione dell’orsa.

Orsa Jj4 e la morte di Papi: giustizia

Intanto, il padre Carlo, la mamma Franca, la sorella Laura e la fidanzata Alessia dello sfortunato corridore di montagna di 26 anni nella ricorrenza del terzo mese della tragedia scrivono in merito all’uccisione dell’animale, come sollecitato da più parti nell’immediatezza del dramma, che “siamo sempre rimasti neutrali e siamo stati attaccati su tutti i fronti, noi amiamo gli animali e non ci siamo mai dichiarati a favore dell’uccisione dell’orsa”. Tuttavia i familiari di Andrea osservano che l’orsa stanziava da un paio d’anni tra il monte Peller, sulle cui pendici il ragazzo è stato aggredito, e malga Grum e, “nonostante non fosse più radiocollarata da agosto 2022, tutti erano a conoscenza dei suoi spostamenti, ma hanno sempre taciuto per evitare allarmismo e panico”. Per questo essi sottolineano accorati che “vogliamo giustizia e pretendiamo che il fenomeno venga arginato”. La Lav Italia proprio il 5 luglio ha spiegato il progetto di trasferimento degli animali, per i quali Fugatti ha firmato l’ordinanza di abbattimento, in Romania al Libearty Bear Sanctuary di Zarnesti in Romania.

La decisione

“Con i nostri ricorsi abbiamo ottenuto dal Consiglio di Stato la sospensione delle uccisioni almeno sino all’udienza del 14 dicembre per consentire alla Provincia di Trento di avviare finalmente il nostro completo e sicuro piano di trasferimento dell’orsa Jj4 nel rifugio che abbiamo individuato in Romania”, sottolinea Massimo Vitturi, responsabile della Lega Anti Vivisezione (Lav) per gli animali selvatici. Non va scordato che in Trentino c’è un forte movimento di opinione a favore dell’abbattimento selettivo degli orsi, soprattutto nella zona sud-ovest, poiché si sono riprodotti in un numero notevole, tanto che alcune stime fanno ritenere che siano oltre 150. Il presidente Fugatti, considerando che in autunno si voterà per il rinnovo del Consiglio provinciale, ha dato voce a questo consistente movimento d’opinione che da anni chiedeva una politica di contenimento dei plantigradi poiché gli episodi di aggressione degli uomini erano stati più d’uno. In particolare la stessa orsa Jj4 si era resa protagonista di almeno un altro grave episodio. “Abbiamo espresso solidarietà alla famiglia dello sfortunato Papi – afferma l’avvocato Claudio Linzola per conto della Lav -, ma nel merito della tragedia non ci sono le basi sostanziali e giuridiche, anche sugli accertamenti dei fatti, che conducano a pensare che i due orsi siano pericolosi e perciò vadano soppressi”.

Il dolore

I familiari ricordano che “non si è trattato di un incidente in montagna, perché Andrea non è né scivolato né caduto su un sentiero in mezzo al bosco, ma è stata una tragedia attesa e annunciata poiché nei mesi precedenti si erano verificate numerose altre aggressioni. Il destino perciò non c’entra nulla dato che è stato un dramma annunciato”. Se il presidente Mattarella li ha chiamati e la premier Meloni ha loro inviato un messaggio in privato, i ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi non hanno fatto pervenire alcuna risposta. “Chiediamo giustizia”, ripetono i congiunti di Andrea.


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