Politica

Maternità surrogata: pregiudiziale bocciata e il Pd si spacca

di Eleonora Ciaffoloni -

AULA CAMERA DEI DEPUTATI


Nel giorno del voto alla Camera sulla legge contro la maternità surrogata – altrimenti detto “Utero in affitto” – sono emerse le distanze e le differenze tra i parlamentari chiamati a scegliere. Si tratta, di certo, di un tema etico che rimane altamente divisivo: non solo tra la maggioranza di governo, che ha proposto la legge sulla punibilità della pratica, e alcune frange di opposizione, che si oppongono. Ma anche all’interno delle stesse minoranze, come quella del Partito Democratico, che è arrivato ancora una volta non compatto al voto, contro una misura voluta dall’esecutivo.
“La maternità surrogata è una pratica vietata e, per impedirla, l’unico modo è renderla reato universale”. Queste erano state le parole della premier Giorgia Meloni che spiegano bene la posizione del partito Fratelli d’Italia e anche il pensiero della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, sostenitrice della legge che vuole vietare la pratica della maternità surrogata sia in Italia (dove è effettivamente illegale) sia se compiuta all’estero, dove per molte coppie, almeno fino ad ora, era stato possibile scegliere di fare figli attraverso la gestazione per altri.
Una posizione condivisa sì da Fratelli d’Italia, ma anche dalla Lega e da Forza Italia, anche se con qualche piccola defezione. Intanto ieri alla Camera abbiamo assistito solo alla discussione della questione pregiudiziale, con l’aula di Montecitorio che ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità, presentate da Pd e Più Europa, sulla pratica come “reato universale” riguardo alla maternità surrogata. I voti a favore sono stati 124, i contrari 187. L’esame del testo, invece, si terrà la settimana prossima con le richieste di modifica al testo.

Maternità surrogata: Pd e discordia

Una discussione sull’utero in affitto che è chiara, da parte dei promotori. Meno chiara in casa dei dem, che dai giorni scorsi fino a ieri in Aula, si sono ritrovati in piena contrapposizione. Da un lato c’è la maggioranza del partito, che fa capo alla segretaria e leader Elly Schlein, che anche personalmente si è detta favorevole alla pratica della gestazione per altri – e quindi contro la legge –, mentre dall’altro lato troviamo le correnti minoritarie dei cattolici e dei riformisti, distanti dalla posizione della leader.
Difatti, la stessa segretaria, per cercare di mantenere unito – come possibile – il partito aveva cercato di evitare la faida decidendo di optare, come linea interna, di votare contrariamente alla pratica dell’utero in affitto come “reato universale”, con però la scelta dell’astensione in merito all’emendamento presentato dal deputato +Europa Riccardo Magi. Questo perché l’emendamento presentato da Magi vuole andare a normare in Italia la gestazione per altri “in forma solidale” e cioè senza scopo di lucro.
Il voto favorevole da parte delle frange dem avrebbe significato scontro di fuoco interno e, per questo, la linea pensata è stata quella di non scegliere.

L’astensione e la non decisione

Eppure, anche l’astensione significa prendere una posizione, è questo il pensiero del governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e della sua frangia dem che, seppur con posizioni diverse, non era d’accordo in alcun modo su una possibile “apertura”. A giustificare l’astensione, fanno notare fonti parlamentari, il fatto che il sì all’emendamento implicava un giudizio nel merito, mentre la non partecipazione parte da una distinzione sul metodo.
Una discussione che rimane molto accesa su una questione, dice la capogruppo Chiara Braga, che “tratta di questioni che toccano la coscienza di tutti noi…” e quindi con tutte le difficoltà di mantenere una linea comune. Sembra quasi un ritorno ai tempi delle conte, un braccio di ferro tra la vecchia e nuova guardia, tra chi vuole trovare un equilibrio e chi vuole andare oltre e, forse, anche chi potrebbe spaccare il partito.
Eppure, c’è poco tempo per ritrovare una quadra: perché dalle prove generali di ieri sembra ci sia molto da correggere e la regia di Elly Schlein dovrà rientrare da Bruxelles per rimettere in ordine le carte in vista delle giornate più cruciali. Intanto, la pregiudiziale a marchio Pd e +Europa è stata respinta, la discussione continuerà, ma, si immagina, anche le divisioni che, ancora una volta andranno a favorire la maggioranza del governo, diretta e compatta sul trasformare in “reato universale” la pratica della gestazione per altri.


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