Cultura & Spettacolo

Massimiliano Varrese e quell’Italia dei guru sgangherati nel suo libro che sembra un film

di Redazione -


di ANDREA IANNUZZI
Uno degli attori più bravi del nostro cinema, Massimiliano Varrese, ha preso carta e penna per raccontare in un libro, “Il mio guru sgangherato”, la sua visione del mondo di oggi. Dove predomina il web e l’idea che ognuno grazie alla tastiera di un pc possa essere un guru in tutto. Molto spesso invertendo i ruoli e rischiando di vivere una vita reale piena di paure e insicurezze. In parte il volume è autobiografico, come spesso accade in tutte le sue scelte lavorative. Massimiliano Varrese, che si è sempre diviso fra il ruolo di attore cinematografico, televisivo, teatrale ha presentato questo suo lavoro letterario durante l’evento organizzato da Fabrique du Cinema, a Roma.
Scrivere un libro è un’ispirazione o una scelta precisa?
Sicuramente per quanto mi riguarda è un’ispirazione ma anche una urgenza interiore. Come tanti momenti nella mia carriera ho sempre cercato di esprimere i miei bisogni e perché no, mettere in “scena” le sofferenze risolte.
Di cosa parla esattamente?
Oggi giorno c’è un po’ la distorsione che tutti su internet siano Guru di qualcosa. E tanti vedono queste figure vestite di bianco, come persone perfette che non si arrabbiano mai che sono sempre pronte con la gentilezza a risolvere la vita degli altri e la proprio. Ecco cerco di ribaltare questa visione capovolgendo i ruoli tra allievi e maestri. Per me i maestri sono persone normali con i loro dubbi, le loro paure e le loro insicurezze. Solo che magari sono un po’ più avanti nel percorso della loro crescita interiore. Ma siamo pur sempre tutti Sgangherati nella nostra vita, allievi e maestri! Nessuno è perfetto! “Il mio guru sgangherato” è un po’ la spinta a prendere il coraggio di vedere ciò che di bello anche i momenti di forte sofferenza; come la morte e il distacco possono farci crescere e lasciarci dentro qualcosa di grande.
Autobiografico?
Io quando scrivo ci metto sempre qualcosa di mio. Sicuramente la sofferenza privata che ho affrontato con una perdita avvenuta molto traumaticamente, nella mia vita di artista e di persona normale esce forte in questo romanzo. Mi auguro che come io abbia imparato a trovare forza e coraggio di elevarmi da essa posso essere di ispirazione per qualcuno là fuori.
Potrebbe esserci una futura sceneggiatura cinematografica su quest’opera?
Sto già pensando a una trasposizione teatrale e forse anche cinematografica. Non ci avevo proprio pensato. Ma poi rileggendolo mi son detto: cavolo sembra un film!


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