MASCHERINA GIÚ DAGLI OCCHI
Tommaso Cerno
Abbiamo tolto la mascherina dalla bocca, ora serve che la togliamo dagli occhi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo tre anni in cui il mondo è stato dichiarato in malattia globale ha chiuso finalmente l’emergenza Covid. È l’occasione per l’Italia di aprire una commissione di indagine bipartisan e fare luce su tutti i passaggi chiave che hanno visto il Paese sottoposto a misure restrittive che nella storia non si ricordavano. Ora è necessario per trovare una pacificazione che ogni aspetto di questa vicenda non abbia ombre. E’ indispensabile per una democrazia in continua lotta per se stessa, capace in nome dei propri valori di combattere guerre ed imporre limitazioni fisiche ai cittadini, aprire tutti i faldoni, verificare ogni scelta, individuare ciò che davvero ha funzionato ed era necessario e denunciare gli errori colposi, o dolosi, che possono essere avvenuti. Perché siamo di fronte a scelte che sono pesate non solo sulle tasche di milioni di persone, che hanno pagato ben più di altre lo stato di emergenza permanente legato alla pandemia, ma anche sulla società, sui nostri ragazzi più giovani, sugli anziani che si sono trovati soli. E’ proprio per onorare i morti che in un Paese civile, quando è venuta meno l’emergenza, si fa luce su tutti gli aspetti controversi, e ce ne sono tanti, di quella che è stata per milioni di persone una vera e propria guerra silenziosa e invisibile. In assenza di un atto forte da parte del Parlamento, visto che la magistratura se rileva o ha rilevato all’epoca dell’emergenza comportamenti o ipotesi di reato ha l’obbligo di indagare, e vogliamo sperare che tale obbligo sia stato rispettato e che ne vedremo gli esiti, il Paese potrebbe essere portato a pensare che si vuole nascondere sotto un tappeto di ipocrisia e silenzi responsabilità e comportamenti di personaggi che in quei mesi non solo avevano la fiducia cieca di tutta l’Italia, ma gestivano un potere enorme rispetto ai decenni repubblicani. Il Covid non è stato solo un tema sanitario, ha mutato nel profondo molti comportamenti della nostra comunità. Ha creato uno scontro senza precedenti fra italiani che hanno smesso di fidarsi gli uni degli altri, trasferendo questa violenza nel dibattito pubblico e trasformando bravi o meno bravi medici o professionisti del settore in guru da cui pendeva ogni aspetto della vita quotidiana di milioni di persone. Una cosa che non è avvenuta in altri Paesi d’Europa, non con questa forza e non con questa intolleranza. Un aspetto della gestione pandemica che ci portiamo dietro anche adesso, perché l’abbiamo trasferito come fosse un mantra in tutte le grandi questioni che dividono il Paese, che in quanto democrazia fondata sulla libertà individuale non ha solo il diritto di essere diviso ma per certi aspetti ha pure il dovere di mantenere la forza di esprimere opinioni discordi e differenti. Viene proprio dalla scienza invocata in questi anni come panacea di tutti i mali l’insegnamento più grande che porta l’Italia a dovere immediatamente porre rimedio a tutti i dubbi rimasti al centro del dibattito. Quel metodo scientifico tante volte ricordato anche a sproposito, che ha come cardine l’esistenza del dubbio proprio come forza che spinge a continuare a cercare, a non fermarsi mai, a non prendere la verità di un momento benché possa sembrare capace di rispondere a ogni interrogativo, come una verità assoluta. Le verità assolute appartengono al campo della magia, delle sette, dei luoghi molto lontani dalla scienza dove convincersi di avere ragione è l’unico modo per rendere solida e chiusa una società. Scienza invece significa progresso, significa dibattito sulla base di dati certi ma che in virtù dell’esperienza che cresce ogni giorno, delle tecnologie che migliorano, di studi più approfonditi possono rivelarsi solo piccoli pezzi di un puzzle più grande che i veri scienziati sanno di non avere mai davvero di fronte ai propri occhi interamente. Non so perché ma non sono così convinto che l’Italia ci farà questo regalo, che in un Paese normale sarebbe la norma. Il il minimo indispensabile per ricreare un clima di fiducia reale fra chi governa e chi è governato.
Torna alle notizie in home