Attualità

Marina di Camerota tra mito e natura carsica

di Angela Arena -


Avvolta nella leggenda, la splendida costa cilentana è ricca di luoghi dal fascino immortale, tra cui ritroviamo Marina di Camerota, piccolo villaggio di pescatori che, sebbene meno noto rispetto alla confinante stazione balneare di Palinuro – mostruoso nocchiero immortalato da Virgilio nel V libro dell’Eneide – è ad essa intimamente legato. Il piccolo borgo infatti, deve il suo nome al mito della bellissima e superba ninfa del mare Kamaraton, elaborato nel 1500 dal letterato napoletano Berardino Rota.

Secondo la narrazione, Palinuro si era perdutamente invaghito della fanciulla chiedendola in sposa, tuttavia, respinto con freddezza, il nocchiero invocò il dio Sonno, implorandolo di porre fine alle sue sofferenze. Indignata per il comportamento della ninfa, Venere decise di punirla, trasformandola in roccia e condannandola a guardare per l’eternità lo spasimante rifiutato. L’odierno promontorio dove oggi sorge la cittadina di Marina di Camerota fronteggia quello di Capo Palinuro diviso solo da una lunga spiaggia, ma la sua identità è rimasta intatta nel tempo, impressa in un dedalo di stradine, ponti, scalinate e arcate che si incrociano nella centrale piazza San Domenico. Protetto dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità e riserva della biosfera, questo splendido borgo immerso nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ha conquistato nel 2015 la Bandiera blu e bandiera verde, vantando spettacolari insenature abbracciate dal suo mare cristallino, come la baia degli Infreschi, o le calette accessibili solo via mare, tra cui la grotta degli Innamorati o la grotta del Pozzallo.

Il vero tratto distintivo di questo territorio risiede nella natura carsica del suolo che ha dato vita a un autentico tesoro naturale, al cui interno nella metà del secolo scorso, sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici tra cui la grotta del Pesce, dell’Autaro, Caprara, sepolcrale o del Poggio, di Manfregiudice, della Serratura, dell’Uomo preistorico, del riparo del Poggio o nicchia Gamba, tutte risalenti all’età della pietra. Altro elemento di interesse storico sono le torri di avvistamento, le “ torri del telegrafo” o “saracene”: nella prima metà dell’800 se ne contavano dodici, tra cui la Torre Zancale del XVII secolo, oggi adibita ad abitazione privata; la Torre di Cala Bianca detta Naballo, di proprietà demaniale; Torre degli Infreschi del XII secolo, ormai ridotta a rudere. L’evento più sentito è la Festa del patrono San Domenico, che si tiene nel mese di agosto, riempendo il paese di mercatini e concerti e culminando con un magnifico spettacolo pirotecnico sul mare.


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