Mare malato, cercasi commissario alla depurazione. Legambiente: fuorilegge un punto ogni 78 km di costa
Non solo la temperatura ormai aumentata, specie nell’Alto Adriatico. I mari italiani sono sempre più malati, come i laghi. Goletta Verde e Goletta dei Laghi hanno chiuso il loro tour e dicono che maladepurazione, scarichi abusivi, inquinamento e crisi climatica restano la principale minaccia, per l’acqua e per la biodiversità.
Il bilancio di Legambiente anche quest’anno volge al nero: oltre i limiti di legge il 32% dei 387 campioni di acque marine e lacustri prelevati in 18 regioni. Foci dei fiumi, canali, corsi d’acqua che sfociano a mare o nel lago sono i punti più critici, fuorilegge un punto di mare ogni 78 km di costa (ove il 73% di essi non reca nemmeno i cartelli di divieto balneazione obbligatori per legge), ove quest’anno i territori hanno fatto pure i conti con l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, ormai sempre più ripetuti: 712 quelli dal 2010 a giugno di quest’anno in 240 aree costiere, con 186 vittime.
Indagata come sempre, nei campioni prelevati, la concentrazione di parametri microbiologici come enterococchi intestinali ed escherichia coli, con lo scopo di stimolare una cultura della depurazione che vada oltre le emergenze. Tre le proposte al governo, proprio su questi temi: lotta alla maladepurazione, tutela della biodiversità, sviluppo dell’eolico offshore, auspicando che finalmente l’esecutivo nomini il nuovo commissario per la depurazione dotandolo di maggiori risorse. Ad oggi gravano sul nostro Paese quattro procedure Ue di infrazione per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue: l’ultima ancora in istruttoria, le prime tre già arrivate a sentenza di condanna con una di queste, pendente da 19 anni, giunta alla sanzione pecuniaria. Già pagati, per i ritardi, oltre 142 milioni di euro.
Temi su cui insiste Stefano Ciafani, presidente di Legambiente: “Servono un piano nazionale e più risorse, perché i fondi Pnrr per 600 milioni non sono sufficienti, come dice anche la Commissione Europea”.
E poi, per la biodiversità, sono da anni in stallo decine di Parchi e di Aree marine protette come quelle della Costa di Maratea in Basilicata o della Costa del Monte Conero e della Costa del Piceno nelle Marche. Un ritardo che limita la superficie protetta al solo 11,2%, in un’Europa ove è a rischio l’81% degli ecosistemi. Mentre sul fronte dell’eolico off-shore, Legambiente chiede di accelerare 72 progetti ancora in attesa dell’ok statale lungo le coste di Sicilia, Sardegna e Puglia, Lazio, Calabria, Emilia-Romagna e Molise. E qui una nota scandalosa getta ombre su tanti governi del passato. Alcuni di questi progetti sono stati presentati più di dieci anni fa, con tecnologie ormai obsolete. E altri insistono su aree molto vicine fra loro, quindi non tutti i 50 possibili GW potranno essere effettivamente approvati e realizzati. Un’altra occasione persa dal nostro Paese.
Ma lo scandalo non finisce qui. Simone Togni, presidente Anev, ritorna sul decreto aree idonee per le rinnovabili in stallo e rammenta che “manca ancora il Piano per gli spazi marittimi per individuarle anche in mare. Come Stato membro dobbiamo applicare la Direttiva Ue 2014/89 che istituisce un quadro per la pianificazione: nel pacchetto sulle infrazioni dello scorso aprile c’è un parere inviatoci proprio per questa mancata elaborazione. Avevamo due mesi per metterlo a punto, ma ad oggi non si hanno notizie concrete sul punto. Mentre ancora non abbiamo i decreti di sostegno per le Fonti Energetiche Rinnovabili tradizionali e innovative attesi da anni”.
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